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Avellino, anatomia di una crisi

La tempesta e le nubi che avvolgono l’Avellino di questi tempi hanno l’ingrato effetto di riportare alla memoria il sole di inizio stagione e di alimentare il rimpianto. L’anatomia di una crisi, quella che avvolge i biancoverdi, parte da lontano. Da quando gli uomini di Novellino erano capaci di rifilare cinque sberle al Foggia e di rimontare il temutissimo Empoli con un piglio da lupi indomiti. Quell’Avellino, che aveva fatto sognare e aveva illuso, non c’è più. È scomparso. Stadio Partenio, domenica 15 ottobre, ore 19. È lì, in quel momento, che il cuore di quella squadra ha smesso di battere. Il maledetto derby con la Salernitana ha segnato lo spartiacque della stagione. È lì che l’Avellino ha salutato l’estasi (vittoria e primato) e incontrato il tormento. Da quella partita nulla è più stato come prima. E a dirlo, a scanso di equivoci, sono i numeri. Numeri che non mentono mai e che in questo caso raccontano come l’Avellino sia entrato in un vortice sin qui senza fine. 1 sola vittoria in 7 partite, 6 punti su 21 conquistati, appena 5 gol realizzati rispetto ai 18 messi a segno nelle prime 9 giornate. Certo, il ko di Morosini è un colpo duro da assorbire. Ma il problema non si può ridurre all’assenza dell’ex Genoa: senza di lui, i lupi erano stati capaci di ribaltare l’Empoli. Il problema allora riguarda soprattutto la testa e l’atteggiamento. Come dimostra il fatto che in queste ultime partite l’Avellino ha paradossalmente fatto meglio in trasferta (pareggi con Perugia e Frosinone) che in casa. Come se il fantasma di Minala aleggiasse ancora sul Partenio. Tra le mura amiche la formazione biancoverde pare quasi rammollita. E in questo senso la frattura venutasi a creare nell’ambiente certamente non aiuta. Lo stesso Novellino, garante dello spirito battagliero dei suoi, sembra essere in confusione. Le sue scelte non sempre convincono così come atteggiamenti e dichiarazioni. Alcuni calciatori, poi, sono irritanti. Tra chi passeggia in campo svogliato e chi si innervosisce dopo una sostituzione più che giusta. Possono 15 minuti di follia aver distrutto tutto quello di buono che era stato fatto? Ad oggi si direbbe di si. Ma le misure nel calcio possono cambiare da un momento all’altro. Tocca a squadra e allenatore volerlo. Prima che sia troppo tardi.

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