Avellino, l’arte della flessibilità: tutte le soluzioni di Biancolino

Il tecnico può contare su svariati “multiruolo”: il dettaglio

Nel calcio moderno, la capacità di adattarsi è diventata ormai una virtù imprescindibile. Non basta più avere undici titolari: serve una rosa capace di mutare forma, di rispondere alle esigenze tattiche e agli imprevisti di una stagione lunga e logorante. L’Avellino 2025/2026 sembra aver fatto propria questa filosofia, costruendo un gruppo fatto di molti elementi capaci di interpretare più ruoli. È una squadra flessibile, in grado di trasformarsi, senza mai però perdere la propria identità.

Avellino, l’arte della flessibilità: tutte le soluzioni di Biancolino

Il centrocampo è il fulcro di questo concetto. Qui si concentrano i profili più versatili, capaci di interpretare il gioco in modi diversi a seconda del modulo e dell’avversario. Palumbo, ad esempio, è un regista, ma ha mostrato grande adattabilità anche come mezzala destra e potrebbe essere utilizzato in determinate circostanze persino come trequartista. Sounas, invece, porta in dote una duttilità tattica che gli consente di agire da mezzala sinistra o sulla trequarti, a seconda delle necessità, senza dimenticare il suo passato da esterno destro di centrocampo ai tempi del Catanzaro. Discorso simile per Besaggio, profilo in grado di agire da trequartista così come da mezzala su entrambi i lati. Virtù che lo accomuna a Kumi, mentre Gyabuaa è un interno che può trasformarsi in incursore nel ruolo di mezzala destra.

Anche in difesa, l’Avellino ha scelto profili capaci di adattarsi a più ruoli e a più sistemi di gioco. Gli esterni bassi possono giocare sia da terzini che da quinti di centrocampo, con Cancellotti che addirittura offre una soluzione in più da braccetto. Particolarmente flessibile è Marchisano che, oltre a poter giocare sia in una linea a 4 che a 5, riesce a coprire anche entrambe le corsie, sia la destra che la sinistra. Positiva anche la natura camaleontica dei centrali: tutto il pacchetto ha infatti le caratteristiche per brillare sia in un sistema a 3 che a 4.

Nel reparto offensivo, la flessibilità è meno diffusa, ma non per questo meno strategica. Essa tocca principalmente il bouquet dei trequartisti e delle seconde punte, offrendo a Biancolino tante possibili variazioni sul tema. Russo, che nasce ala sinistra, ha giocato anche da seconda punta e trequartista, offrendo numerose soluzioni in fase di rifinitura. Insigne e D’Andrea, trequartisti, possono partire da destra in un tridente o giocare al fianco di una punta centrale. Panico, seconda punta, ha esperienza recente da trequartista e può agire eventualmente anche sulla fascia.

Questa capacità di trasformazione, come si diceva, non è ovviamente solo una questione di ruoli. È una filosofia che permea l’intera costruzione della rosa e amplifica le potenzialità dei biancoverdi. L’Avellino ha scelto giocatori che non si limitano a eseguire, ma che interpretano. Che non si irrigidiscono in una posizione, ma che possono quindi permettere a Biancolino di leggere il momento, l’avversario, la partita. In un torneo come la Serie B, dove ogni punto può fare la differenza e dove gli imprevisti sono all’ordine del giorno, avere una squadra che sa trasformarsi è un vantaggio competitivo di assoluto rilievo.

La flessibilità non è insomma soltanto una risposta alle emergenze: è una strategia. È la possibilità di cambiare modulo senza stravolgere gli equilibri. Di affrontare avversari diversi con soluzioni diverse. L’Avellino ha per questo cercato di costruire una rosa che incarna questa visione. E se il calcio è anche arte della trasformazione, e lo è sempre più, allora il lupo è pronto a danzare sul filo dell’imprevedibilità tattica (e non solo).

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