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Il ricordo di Emiliano Mondonico. Quando diede quel grande dispiacere all’Avellino

Aveva compiuto 71 anni appena 20 giorni fa. Stamattina ci siamo svegliati tutti con un’altra notizia di una morte di un personaggio importante. Ci ha lasciato Emiliano Mondonico, un allenatore che è stato sempre stimato da tutti. In campo, trasmetteva sempre la sua grinta e caparbietà, la sua voglia di non arrendersi mai. A difesa del debole contro i grandi. Ha scritto pagine memorabili del calcio italiano, non per vittorie o per aver allenato le big internazionali del nostro pallone, ma per aver dato un’anima e un sogno da seguire alle sue squadre.

Atalanta, Torino, Cremonese, tante realtà di provincia che ha valorizzato e portate a sognare. Un signore del calcio, che nel 2006, decise di scendere in Serie B e salvare una squadra allo sbando, l’Albinoleffe, che era ormai destinata alla retrocessione.

Un altro grande miracolo per il Mondo, che riuscì a trascinare gli orobici in una finale playout contro l’Avellino. Era il giugno 2006. I lupi erano allenati da Franco Colomba, giocavano l’andata dello spareggio al Curi di Perugia, perchè il Partenio era squalificato per un episodio pessimo che vide coinvolto un dirigente biancoverde qualche partita prims. Circa 7.000 lupi andarono a Perugia per spingere l’Avellino alla salvezza, contro 15 tifosi dell’Albinoleffe. Ma nel calcio non vincono i numeri, vince la voglia di sopravvivere, la determinazione, il carattere e quell’Albinoleffe ne aveva da vendere, tutto ereditato da Mondonico in panchina.

In quella andata del playout finì 2-0 per l’Albinoleffe che ipotecarono la salvezza grazie ai gol nel finale di Joelson e Pier Giorgio Regonesi, con una punizione capolavoro. Al ritorno, all‘Atleti Azzuri d’Italia di Bergamo, non bastò la vittoria per 3-2 dell’Avellino (arbitrò Rizzoli quel match) che, retrocedette in Serie C. Una grande impresa per Mondonico, salvare una squadra quasi fallita, ma con tante motivazioni. Tanti gli applausi dei sostenitori irpini per l’impresa fatta dal tecnico bergamasco.

Il tecnico riuscì a dare loro la forza, la grinta, la determinazione per credere in quell’impresa. A fine gara, quasi a scusarsi con l’Avellino per averlo retrocesso. Lui, allenatore di una piazza piccolissima, aveva battuto i più quotati e illustri avversari. “Dovevamo salvarci per non scomparire e non potevamo fallire. L’Avellino scende, ma l’anno prossimo tornerà in B, ne è della sua storia. Noi invece, saremmo spariti”. E fu così, i lupi l’anno seguente tornarono in cadetteria.

Oggi, che mister Mondonico ci ha lasciati, vogliamo ricordarlo con quella triste retrocessione che inflisse ai lupi. Ma anche per i tanti insegnamenti che ci ha dato con quella vittoria. Che bisogna lottare sempre, anche quando l’avversario è più grande e più forte. E anche quando la vita ti mette alle corde. Malato dal 2010, circa, ha combattuto il cancro con grinta e determinazione, sconfiggendolo più volte. Ma il mostro è apparso indomabile e oggi ha vinto la battaglia finale.

“Dopo 4 operazioni, l’asportazione di un tumore di 6 chili, di un rene, di un pezzo di colon, sei pronto a tutto. E ogni giorno di più apprezzi il tempo che ti è dato”. Così parlava Mondonico qualche mese fa, dopo l’ennesima battaglia superata. oggi purtroppo, non ce l’ha fatta a combattere un nemico che ha dovuto faticare tanto per batterlo, così come era per le grandi squadre che per battere le sue, in campo, spesso faticavano e non poco.

Ciao Mondo, ci mancherai. Che la terra ti sia lieve.

 

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