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L’analisi – Toscano, i motivi di un esonero voluto dalla piazza e di un rapporto mai nato

Era l’unico cruccio che portava con se. Alla domanda della sala stampa se il tecnico biancoverde avesse rifatto tutte le scelte prese sino a quel momento, la risposta risultava affermativa. L’unico errore era quello “di non essermi fatto conoscere dalla piazza per quello che sono veramente”. Parole di qualche settimana ormai passata quando l’esonero di Domenico Toscano era nell’aria e dal palazzo societario si attendeva solo un pretesto, una sconfitta, un’altra prova per non poter continuare. E’ arrivata al Manuzzi di Cesena e l’esonero voluto principalmente dalla piazza biancoverde si è materializzato circa trenta minuti dopo il fischio finale del match.

Un rapporto mai nato quello con la piazza biancoverde e non legato sicuramente ad una cravatta granata sfoggiata nella conferenza stampa di presentazione. Queste sono note di colore che ad una piazza intenditrice di calcio come quella di Avellino non interessano. I motivi di un rapporto mai decollato sono altri:

Sconfitta a Bassano e confusione pre campionato – Iniziare la stagione ufficiale con una partita da brividi e con l’esclusione da una competizione che nel recente passato aveva dato grandi soddisfazioni al popolo biancoverde non è sicuramente una buona partenza per cementare rapporti. Perdere in malo modo contro una squadra di categoria inferiore è ancora peggio. Tutta la fase pre campionato è stato un inizio sicuramente difficile nei rapporti tra pubblico e Toscano. Le amichevoli stagionali che non offrivano certezze, il cambio di modulo in corsa e alcune decisioni al quanto discutibili come allenamenti a porte chiuse sono stati il primo mattoncino negativo verso un rapporto che era solo all’inizio.

Atteggiamento post gara– Il patron biancoverde avrebbe preteso le scuse dopo la sconfitta di Spal la piazza dall’inizio del campionato avrebbe preferito maggiore obiettività. Il tecnico nei post gara risulta essere quasi stucchevole e alle domande dei giornalisti riesce spesso ad agirare il quesito attraverso non risposte. Lavoro, gruppo giovane, dinamiche legate “all’attesa di raggiungere la forma migliore di alcuni elementi” sono alibi ripetuti all’infinito e che poi sfociano ad avere tutti gli attaccanti disponibili e giocare con una sola punta di ruolo, vedi Cesena. La piazza biancoverde mangia pane e calcio e percepisce in un nano secondo chi vuole dare tanto a questa realtà e chi tira il piede indietro in ogni contrasto, in ogni decisione che conta. Toscano non è mai stato onesto fino in fondo con chi si aspettava un “cannibale” ma ha trovato troppo spesso un uomo confuso.

Mancanza di certezze nel gioco della squadra – L’ultimo fattore è quello legato strettamente alle sorti della squadra che manca di un’identità di gioco. La mancanza di certezze mette in confusione il gran numero di giocatori non ancora formati tatticamente e il popolo biancoverde è costretto anche in partite in cui sono arrivati i tre punti, ad assistere ad un gruppo che si aggrappa alle giocate dei singoli. Il furore agonistico chiesto e confermato come in arrivo dal tecnico in ogni trasferta, puntualmente latita e da lupi spesso i biancoverdi si trasformano in agnelli pronti a essere sbranati dall’avversario.

Basta riprendere una nostra intervista prima dell’ufficializzazione del nuovo allenatore, datata maggio 2016, per capire quali erano le idee del tecnico calabrese: “I moduli li ritengo numeri che servono ai giornalisti per descrivere un sistema di gioco in campo. Oggi il calcio è di una duttilità incredibile e i moduli lasciano il tempo che trovano. Quello che credo sia importante sono i principi e i concetti che porto avanti e che ritengo necessari, concetti di un calcio aggressivo e propositivo con una squadra che deve concedere poco e che possa creare i presupposti per divertirsi e far nascere sempre situazioni importanti“.

Queste le parole di Toscano da uomo non ancora legato all’Avellino ma pronto a firmare un contratto triennale. Parole chiare e ridondanti in ogni conferenza stampa pre o post partita. Il tecnico calabrese aveva come obiettivo quello di creare una squadra non legata a un sistema di gioco ben preciso ma che avrebbe avuto fame di risultati e di prestazioni fatte di carattere e grinta. Questo è quello che cercava ancora… prima dell’esonero di ieri.

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