Nelle prime due gare in Serie B, Martin Palumbo ha già mostrato qualcosa che va oltre le sue note qualità in fase di possesso. Il centrocampista norvegese, classe 2002, ha infatti ben impressionato per il contributo difensivo, risultando – secondo i dati di FbRef – primo in campionato per numero di blocchi effettuati (6), a pari merito con Faedo (Padova) e Nikolau (Bari).
Nel linguaggio statistico, i blocchi comprendono sia i tiri che i passaggi avversari intercettati o deviati in modo diretto. Non si tratta quindi solo di interventi casuali, ma di letture preventive, posizionamenti corretti e capacità di interrompere la progressione offensiva altrui. Contro Frosinone e Modena, Palumbo ha quindi dimostrato di saper leggere il gioco anche senza palla, contribuendo alla tenuta difensiva dell’Avellino in modo silenzioso ma efficace.
È un dato che racconta una sfumatura importante: la difesa del possesso non si esaurisce solo nel controllo del pallone, ma si estende alla capacità di riconquistarlo quando non lo si ha. Palumbo, in questo senso, ha interpretato il ruolo con equilibrio, unendo pulizia tecnica e attenzione tattica.
Per l’Avellino, che ha iniziato il campionato con una fisionomia ancora in costruzione, questi segnali individuali sono preziosi. Non solo per l’immediato, ma anche per ciò che suggeriscono in prospettiva in termini di meccanismi e gerarchie. Intanto, tra le pieghe delle prime due giornate, Palumbo ha già scritto qualcosa di interessante. E lo ha fatto dove spesso non si guarda: nella zona grigia tra il possesso e la sua difesa.