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“Io credo negli uomini e nella loro capacità di essere tali nei momenti della difficoltà: dimostratecelo”

Confesso di aver pensato a lungo se scrivere oppure no questa settimana. Troppe cose sono state dette e poche fatte e non vorrei aggiungere altre sterili chiacchiere a un dialogo tra sordi. Eppure il mio animo ottimista continua a sussurrarmi: io ci credo ancora. Ma in cosa credo davvero? Me lo sono chiesto. La risposta è articolata e complessa e non credo sia esaustiva. Io credo negli uomini e nella loro capacità di essere tali nei momenti della difficoltà. È troppo facile restare legati a una fede e a un’idea quando le cose vanno bene. Però per essere comunque supportati, per restare legati, per essere degni del sacrificio e del dolore degli altri bisogna che il comportamento dei singoli sia da uomini. In realtà di uomini in questi giorni non ne ho visti proprio tanti. Ho visto e ho sentito di vari tentativi, ma di concreto poco. Certo, se spostiamo il discorso in ambito cestistico, tutto cambia. Ma non perché la Scandone vince e l’U.S. Avellino perde. Non è mai stato questo il mio metro di paragone. Non mi interessa solo vincere, ma mi rende orgoglioso della mia squadra vedere che anche se perde lo fa con onore, dopo aver dato fondo a tutte le energie, dopo aver sperimentato tutte le possibilità, dopo essersi giocata tutte le carte che ha a disposizione. La Scandone quest’anno sta dando una lezione di grande impegno e dedizione a tutti. Perché c’è gente che quando mette le scarpette sul parquet collega la testa al cuore e gioca divertendosi, divertendo e dando il meglio di sé. Fino alla fine. Fino all’ultimo secondo. L’Avellino di mister Toscano invece che squadra è? Ancora non l’ho capito. In alcune occasioni mi sono illuso anche che stesse facendo progressi nel gioco, ma sono stato immediatamente riportato alla realtà. È una squadra che potenzialmente potrebbe regalarci grandi soddisfazioni, ma è bloccata dalla paura di sbagliare, di perdere, di mostrare tutti i propri limiti. E per paura non ci prova, non tenta, non gioca. E l’allenatore? Ha davvero bisogno di un’altra prova per capire com’è la sua squadra? Quella che ha contribuito a costruire e a impostare in campo? E la prova con il Frosinone sarebbe propedeutica alla possibilità di prolungare la sua permanenza ad Avellino in caso di successo per poi rimettere tutto in discussione dopo un altro risultato negativo? È questa la programmazione? È questa la professionalità di una società finora apprezzata e stimata da tutti? È questo il destino dell’intero movimento calcistico avellinese? Non credo possa essere così. Non oso mettere in discussione la competenza, la professionalità, eccetera, eccetera, eccetera, di mister Toscano e della dirigenza biancoverde. Non parlo di questo. Parlo di essere uomini. Mi piacerebbe che uomini veri uscissero allo scoperto ora e parlassero apertamente, con il cuore in mano, per spiegare le ragioni vere di questa situazione. È una questione di soldi? Ditecelo. Possiamo capire, farcene una ragione e ridimensionare le nostre aspettative senza far mancare il nostro apporto alla squadra. Esistono altre ragioni? Rendeteci partecipi. Ma restare così non fa bene a nessuno, né al tifo trattato come animale da compagnia, né ai calciatori che rischiano di sembrare meno validi di quanto siano in realtà, né all’allenatore che rischia di mettere un tassello maleodorante nella sua bella carriera, né alla società che rischia di incrinare un rapporto di grande stima e riconoscenza con il pubblico. Ma ecco, anche io ho contribuito ad allargare la palude delle chiacchiere. Invece questo è il momento dei fatti. E io ci credo ancora.

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Un commento

  1. Disertare lo stadio semplice unica arma che i tifosi hanno e visto che ci prendono per il culo forza Frosinone (se cio’ puo servire per mandare via sti pagliacci)il tempo sta finendo le partite pure e la penalizzazione è alle porte

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