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Da Ragland a Filloy, la conferma dell’Europa, il sogno di vincere un trofeo: il racconto del 2017 della Sidigas Avellino

Confermarsi una delle grandi della serie A. Il 2017 della Sidigas Avellino lo si può sintetizzare con questa breve ma efficace espressione. Un concetto ribadito anche dallo stesso coach Pino Sacripanti nella conferenza stampa post Capo d’Orlando. La Scandone chiude l’anno solare davanti all’Olimpia Milano, un dettaglio che non capita ogni giorno. Da Joe Ragland ad Ariel Filloy il pubblico biancoverde ha salutato non senza un pizzico di amarezza la stella di West Springfield per accogliere ed eleggere a suo nuovo beniamino il regista italo-argentino che aveva castigato gli irpini con quel canestro in semifinale playoff al PaladelMauro quando indossava ancora la maglia dei futuri Campioni d’Italia dell’Umana Reyer Venezia. Per farsi perdonare al n.12 è bastato realizzare quella prodezza da tre punti allo scadere del primo tempo supplementare lo scorso 19 novembre al Medionalum Forum di Milano. A complimentarsi finanche il pluricampione Nba e conterraneo Manu Ginobili.

Tra poche ore sarà l’alba di un nuovo anno, quel 2018 in cui la Sidigas proverà ad alzare ad alzare un trofeo che non è arrivato sin qui. Sarà la Final Eight di Firenze l’occasione giusta? Sarà il Mandela Forum e la storia a dirlo. La proprietà, lo staff dirigenziale e tecnico puntano ad un successo di prestigio per veder onorati gli sforzi compiuti in questo triennio di gestione Alberani – Sacripanti. Col dirigente forlivese forte di un contratto anche per la prossima stagione, per il coach irpino c’è l’opportunità di puntare ad una conferma riempiendo la bacheca del sodalizio di contrada Zoccolari. Non sarà un compito agevole in un campionato equilibrato come  quello corrente in cui Avellino ha avuto il merito di poter contare sul fattore campo anche negli scontri diretti con le big. Un dettaglio venuto meno in Champions League in cui Avellino ha ceduto in due delle ultime tre apparizioni casalinghe, prendendosi la soddisfazione di battere una corazzata come il Besiktas. Competizione, quindi, a misura della Scandone dopo averla già assaporata nell’ultima annata sportiva quando ha dovuto alzare bandiera bianca contro la Reyer Venezia, autentica bestia nera degli irpini tra campionato e Coppa.

Il 2017 è stato l’anno dell’addio a Marques Green (ritrovato da avversario qualche settimana fa) al pari di quello con Joe Ragland (estate segnata da una lunga telenovela chiusa col passaggio al Lokomotiv Kuban) così come dal repulisti quasi totale di un roster, a detti di molti, candidato alla vittoria del tricolore dopo l’eliminazione anzitempo dalla post season dell’EA7 Milano. Gli infortuni non sono stati da meno: dalla mano di Marco Cusin alla spalla sinistra dello stesso Ragland (sfortunato protagonista della perdita del fratello Shawn ma esempio di professionalità al momento di scendere in campo nei match di playoff contro Reggio Emilia) al ginocchio di Kyrylo Fesenko.

In tanti ricorderanno l’inizio del 18° campionato in serie A come quello caratterizzato dall’ennesimo ritardo nell’apertura della campagna abbonamenti. Un episodio di cui se ne è discusso in lungo e largo in città e provincia e chiuso col colpo di coda della società di aprire il palazzetto al pubblico per la prima giornata del torneo col match contro la Grissin Bon Reggio Emilia. Una gestione singolare della vicenda che non ha minato il rapporto di fede ed amore nei confronti della stessa Scandone.

Auguri all’intero popolo biancoverde e agli appassionati della palla a spicchi. Che il 2018 possa permettere alla Sidigas Avellino di compiere quell’ulteriore salto di qualità e salire l’ultimo gradino del podio.

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