Biancolino: “Avellino, è amore vero. Dai calciatori pretendo rispetto”. E sul soprannome “il Pitone”…
Il tecnico biancoverde si è raccontato in un'intervista concessa a SportWeek
Un’intervista a cuore aperto, dall’arrivo ad Avellino da calciatore alla responsabilità di allenarlo. Raffaele Biancolino si è raccontato a SportWeek, l’allegato del sabato de La Gazzetta dello Sport. Una lunga chiacchierata con Giulio Di Feo, giornalista irpino da anni alla “Rosea”.
“Ricordo che quando venivo ad Avellino per un’uscita non c’era tutto questo amore. Però quando ho indossato quella maglia ho provato qualcosa di speciale. L’ho sentita subito mia. Avellino mi ha dato tanto, io ho dato tanto all’Avellino. Sono orgoglioso di essere napoletano, ma oggi adoro Avellino. È un amore vero, un pezzo di cuore. Allenare l’Avellino richiede responsabilità. È una cosa che sento dentro, un senso di appartenenza, ai miei ragazzi questa città la racconto”, ha dichiarato Biancolino.
Appese le scarpette al chiodo, Biancolino ha intrapreso la carriera da allenatore, partendo dal ruolo di osservatore di Walter Novellino: “Un giorno in ritiro andò dal presidente e gli disse: “È un uomo di campo, deve stare con noi”. Avevo il compito di vedere gli avversari per fargli una relazione. Lui mi chiamava: “Bianco, questa è la tattica perfetta, domani la usiamo”. Aveva fiducia in me, così ho iniziato. Per me è importante il dialogo, il rapporto con i calciatori. Cerco educazione e rispetto. Non esiste che uno mi distrugge il gruppo“.
Infine un passaggio sul suo soprannome, il Pitone: “Mio fratello aveva un’iguana a Napoli, un giorno lo accompagnai a prendere il mangime. Il proprietario del negozio mi fa: “Hai mai visto come mangia un pitone?”. “No”. Gli mise un coniglio nella teca e quello se lo mangiò. Appena lo vidi dissi: “Fermatt’ tutt, lo voglio!”. Ricordo che tutti volevano vederlo. Un giorno lo portai nello spogliatoio“.
