Nel calcio, come nella vita, siamo abituati a vedere un alone di mistero attorno a persone che ci sembrano particolarmente luminose. Per quello che sono, e sono state, capaci di compiere. Per l’importanza delle loro gesta o, anche, per le aspettative che, forse, alcune volte non sono state rispettate. I cosiddetti “What if”.
La storia di Facundo Lescano, per alcuni aspetti, avrebbe potuto essere una di quelle. L’attaccante di Mercedes, nonostante talento smisurato e fiuto del gol, nel corso della sua carriera ha dovuto più volte rimboccarsi le maniche per riuscire ad essere ciò che è ora. Un bomber. In missione.
Lescano, l’artista del gol: il calcio come mezzo d’espressione
L’Argentina, il viaggio verso l’Italia e il “no” del Lecce
Facundo nasce a Mercedes, in Argentina, ma all’età di nove anni arriva in Italia. Più precisamente a Lecce. Qui inizia a giocare a calcio in una squadra vicino alla città. Da buon argentino, con il calcio sempre nei pensieri. Il più grande mezzo d’espressione.
Lescano riceve anche qualche chiamata dal Lecce, ma non svolgerà mai un vero e proprio provino. “Mi dissero che non ero pronto. Perché? Non sapevo fare 50 palleggi” – ricorderà in un’intervista il calciatore -, un rifiuto che il baby Lescano si lega al dito. Un “no” che, però, non scoraggia l’attaccante. Anzi, ne aumenta la carica e la voglia di riuscire.
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Genoa, Torino e l’esordio in Serie A
Il “Faca” – così soprannominato – arriva al Genoa. Nel settore giovanile del club rossoblù ha la possibilità di ammirare da vicino uno dei suoi idoli: Diego Milito. L’esperienza al club ligure, tuttavia, non va come previsto. Lescano trova poco spazio e allora le strade del suo percorso cambiano nuovamente. L’approdo al Torino ne cambia le aspettative.
Ciò che Facundo riesce a mettere in mostra nella squadra granata è degno di nota. Diventa capitano della squadra Primavera, che in quell’anno vince il campionato, e uno dei migliori prospetti in Italia. Nella stessa stagione, 2014-2015, esordisce anche in Serie A grazie a Giampiero Ventura.
“Il momento più bello della mia vita” – così descriverà l’episodio -, e come dargli torto: l’esordio arriva in un Torino-Milan allo “Stadio Olimpico Grande Torino”, con il “Toro” sotto 0-1. Che nei momenti successivi al suo ingresso trova anche il pareggio: “Emozioni uniche”.
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Le difficoltà: la Serie D, l’incontro con Raffaele e il Telstar
Così, Facundo, compie una scelta: andare in Serie C. Ma le difficoltà che trova sono molte. Lo spazio è davvero poco. Per tal motivo, dopo un anno e mezzo Facundo si ritrova in Serie D. All’Igea Virtus, con mister Raffaele in panchina (ora al Cerignola).
Un cambio radicale per un ragazzo che aveva esordito in serie A contro il Milan. Ma affrontato sempre con il giusto spirito e con la fame. Quella di chi sa che facendo ciò che si sa fare meglio, l’obiettivo verrà raggiunto. Anche grazie a mister Raffaele: “Un vero e proprio maestro di vita che riuscì a tirare fuori il meglio di me”. In Serie D Lescano segna 15 reti, il Parma lo nota e lo acquista.
Arriva, tuttavia, una serie di prestiti che lo portano in Olanda, in seconda serie, al Telstar. Facundo, dunque, si ritrova in una nuova realtà, ma l’approccio è ottimo: 2 reti e 1 assist nelle prime 4 partite. Cosa potrebbe andare storto? La squadra olandese decide di dare spazio ai propri giocatori di proprietà, Facundo vedrà il campo con il contagocce e farà ritorno in Italia.
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L’ora di dimostrare: Sicula Leonzio, Samb, Entella e Pescara
Le qualità ci sono. Gli sprazzi d’attaccante vero sono stati fatti vedere. Serve solo il contesto giusto. Riparte dalla C. Alla Sicula Leonzio riesce a mettersi in mostra: 11 gol e 2 assist. Arriva la chiamata della Sambenedettese e anche qui continua a fare quello che gli riesce meglio e che, più volte, non gli è stato concesso: segnare. 12 reti. L’attaccante argentino sta iniziando a prendere le misure, arriva l’Entella: altre 10 reti.
E poi, l’esplosione totale. A Pescara con Zeman, i cui consigli sono stati un tesoro prezioso. “Una settimana mi martellò sul tiro in porta. Mi disse che avevo grande forza, ma che a volte non serve voler spaccare la porta. Non dimenticherò mai i suoi consigli” – dirà a Cronache di Spogliatoio -.
Caso vuole che, nella sua stagione da record, la prima rete (quella che lo sblocca finalmente, concluderà a 20 gol) arriva proprio contro l’Avellino. Che, ora, in lui ha trovato una luce pronta ad illuminare il Partenio-Lombardi.
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Facundo Lescano, el nacimiento de un ídolo de Avellino
Titolava così balonlatino, una rinomata rivista sudamericana. In quel caso era “Pescara” a prendere il posto di “Avellino”. La storia, però, ormai è cambiata. Lescano, colpo da 90 del mercato invernale, indossa la maglia biancoverde e, di giornata in giornata, alimenta l’entusiasmo e la passione dei tifosi biancoverdi a suon di reti.
Efficaci. Come quelle alla Turris, ormai cancellate, ma che resteranno per chi ha potuto assistere all’esordio dell’argentino. Prima palla toccata e subito gol: un biglietto da visita discreto.
Pesanti e belle. Come quelle alla Juventus Next Gen, in cui l’argentino ha messo in mostra tutto il suo repertorio tecnico. Perché, per quanto se ne dica, il numero 32 biancoverde oltre al fiuto del gol abbina una qualità tecnica invidiabile.
Oppure utili a respirare. Come quella contro il Trapani, sua ex squadra, che è servita a chiudere definitivamente il match. Un gol da attaccante di razza: stop e girata, senza nemmeno osservare la porta. Perché Facundo ha solo bisogno di sentirla. E le sue orecchie sono tutte per lei. Ne è la dimostrazione il fatto che l’attaccante, nonostante un cambio di piazza e di obiettivi stagionali (avvenuto a gennaio), abbia continuato a segnare a ritmi incessanti. Adattandosi subito al contesto avellinese, sopportandone pressioni e condividendone ambizioni.
Dicerie spazzate via: parla il campo, esegue Lescano
Insomma, Avellino ha trovato in Lescano il rifinitore perfetto. Che con Patierno, sempre in movimento e abile a concedergli spazi, forma una coppia da paura per il campionato di Serie C. A “Il Mattino” il centravanti aveva espresso chiaramente il suo desiderio di “aprire un ciclo ad Avellino”. A dimostrazione della voglia, oltre che del talento, di Lescano di prendersi una categoria che la sfortuna non ha mai voluto concedergli.
Maturo, a servizio della squadra, silenzioso e lavoratore. Le premesse, arrivato ad Avellino, lo descrivevano come il contrario di quanto scritto. Il “Faca” ci ha tenuto a zittire tutti. Con l’atteggiamento, ma soprattutto con il suo più grande mezzo d’espressione: il gol.
Facundo Lescano si è preso Avellino sulle spalle, ed ora quell’alone di mistero non è nient’altro che l’aura da goleador.