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Calcio Avellino – Appello ai calciatori: ai prossimi “cori” tornate negli spogliatoi

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A pagare per tutti è stata la Curva Sud. Il cuore pulsante del tifo biancoverde è stato daspato in toto. Avellino, si ritrova, dopo ieri, ad avere tutti i propri rappresentanti daspati. E’ così. Purtroppo. Non ne resta nemmeno uno. In 8 anni, gli stessi a cui sarà vietato l’ingresso in tutte le manifestazioni sportive, hanno ripreso e portato avanti con lealtà il nome di Avellino in tutta Italia. Bisognerà ricostruire tutto. E siamo sicuri che ci riusciranno. Il colpevole non è stato ancora individuato. Ma la cosa che fa più rabbia è che, al di là del gesto della aggressione a Toni e la rottura di un finestrino che ha fatto scalpore, è che la Giustizia Sportiva, ancora una volta, non è andata  fino a fondo. I cori razzisti non sono stati puniti. Ancora una volta. Nonostante siano stati uditi da tutti i presenti sabato scorso, il direttore di gara, i due assistenti, il quarto uomo e i numerosi ispettori presenti, hanno improvvisamente dimenticato di ascoltare. Ancora una volta. Il Verona, come società, ha mostrato forza. E da ottimi comunicatori sono andati a distogliere l’attenzione da una sconfitta sonora sul campo e spostato le attenzioni su un episodio mediatico che, va si condannato, ma non demonizzato.

Ora, l’appello ai calciatori dell’Avellino, lo facciamo noi. Alla prossima partita, al “coro terremotati”, perchè ci saranno, eccome ci saranno, fermatevi. Fermatevi voi perchè direttori di gara, assistenti ed ispettori, non lo faranno. Quindi fermatevi. Voi rappresentate l’Irpinia, indossate i colori biancoverdi. E vivendo qui, dovete conoscere la nostra storia. Storia fatta di sofferenze e di morti.

Fermatevi, è un imperativo. E tornate negli spogliatoi. Dovrete essere voi ad obbligare i giudici di campo a bloccare il match.

Avellino è passata per città violenta. Una città che ha sempre ripudiato la violenza, è passata a livello  nazionale come una città di teppisti. Bene, non basta un finestrino rotto per essere teppisti. Basta anche una parola.

L’invito è rivolto a Voi adesso.

E lo facciamo senza peli sulla lingua.

Tornate negli spogliatoi e vediamo se la giustizia sportiva si sveglia. Ci contiamo. ci fidiamo. Almeno di voi.


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