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Da Zichella al sogno della A: l’altra faccia di Enzo De Vito

Dieci anni fa. Chi di voi ricorda l’Avellino di Giovanni Zichella alzi la mano. Panico? No. E’ stata una delle formazioni Primavera più forti di sempre. Stagione 2005/2006. Bene, a capo di quel settore giovanile c’era Enzo De Vito. La squadra affidata a Zichella (tecnico di esperienza da una vita nel settore giovanile del Torino e per la prima volta al Sud), concluse il torneo al quarto posto. Ben 48 punti alla pari del Palermo, a due punti dal Napoli secondo e a 5 dal Lecce primo. Accesso alle fasi nazionali prima dell’eliminazione agli ottavi per mano della Roma. Son passati dieci anni da allora. Giusto 10. Tra addii e ritorni. Tra vittorie (il torneo di C), sogni infranti (semifinale play-off dello scorso campionato) e delusioni (quella atroce di quest’anno). Tra talenti lanciati (Zappacosta, Bittante, Izzo) e flop clamorosi (Nitriansky, Nica, Soncin, Tavano per citarne alcuni delle ultime stagioni). Ha ragione De Vito quando nel corso di una delle ultime apparizioni televisive ha confessato di dover “andare a lezione di terzini”. Il riferimento al clamoroso flop di quest’anno sugli esterni è evidente. Ma per uno che ha vissuto nella sua città da piccolo fare calcio non è facile. Specie se sente la pressione di una piazza che sogna il ritorno in serie A quasi a voler esorcizzare il tempo trascorso. Ha deciso, col cuore, di restare un altro anno nella sua Irpinia. Un’altra sfida. Forse l’ultima anche se ha altri due anni di contratto. Walter Taccone lo tiene in grossa considerazione. Se, d’altronde l’Avellino ha realizzato ottime plusvalenze il merito è anche del diesse di Capriglia. Michele Gubitosa lo stima profondamente. “E’ il miglior diesse della serie B” ha detto più volte. Possiamo affermare con certezza che, per restare ad Avellino, Enzo De Vito ha detto no ad un ruolo di primo piano del settore giovanile del Milan. Ha rischiato. Anzi, rischia clamorosamente di perdere un treno nazionale che potrebbe non passare più. Ma siamo solennemente convinti che, in presenza di un budget più alto, De Vito potrebbe rischiare di riportare l’Avellino di nuovo vicino alla serie A. Ha un grosso difetto però: è poco comunicativo. Un neo perdonabile considerata l’ampia esposizione del patron. Questo può essere l’ultimo anno da diesse in Irpinia. Chiudere con una stagione esaltante e positiva potrebbe essere un trampolino di lancio nel panorama calcistico nazionale. Vedremo. Dopo la stagione sufficiente di quest’anno si spera in un’altra stagione da sogno. Servirà sbagliare il meno possibile. A partire dall’allenatore. A giorni, o meglio, dopo la sfida contro il Cesena, l’Avellino conoscerà il nuovo trainer. Chi sarà? Chiedetelo a tutti, ma non a De Vito.


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