Calcio, Pierpaolo Marino: “Ad Avellino ci chiamavano terremotati. Razzismo negli stadi? Ci vogliono leggi severe”
Il caso che sta tenendo banco in queste giornate è quello del razzismo, dopo la vicenda Koulibaly, degli insulti razziali negli stadi ma anche della sicurezza, che purtroppo manca e ancora una volta, ci è scappato il morto per una partita di calcio. Tanti sono stati gli opinionisti che hanno espresso parole in questo senso, tanti i messaggi, i moniti, ma purtroppo ancora una volta non sono servite a nulla.
A parlare di questa vicenda, un volto noto del calcio italiano, l’ex ds dell’Avellino, del Napoli, dell’Udinese e tante altre, Pierpaolo Marino. Ospite alla trasmissione di Raisport, Calcio e Mercato, Marino ha parlato della vicenda e degli insulti razziali e territoriali che ogni domenica si vivono in campo, ricordando anche come ai tempi di Avellino ne sentiva di tutti i colori.
Queste le sue parole: “Quella di Santo Stefano è stata una serata tristissima per chi vive il calcio, io ho fatto 36 campionati e ricordo un calcio sempre troppo tollerante verso le tifoserie razziste. Ricordo i primi anni che lavoravo in questo mondo, all’Avellino, portammo tra i primi due giocatori di colore in Italia e gli stadi ci riempivano di insulti. Inoltre dopo il 1980 e per tanti anni ad Avellino ci insultavano chiamandoci ‘terremotati’, come accade ora con il Vesuvio per Napoli e altri insulti beceri. Sono cose che sono passati quasi 40 anni e non sono cambiate. E’ morto un umano, era un ultras abituato agli scontri, ma è comunque morto un umano. Cosa fare allora? Invece di bloccare le partite sarebbe meglio che tutto lo stadio coprisse con i proprio applausi chi fa i versi, e poi ci vogliono leggi, severe. E’ inutile parlare di ultras e società, in Inghilterra gli hooligans sono stati sconfitti con leggi ad hoc, processi per direttisima, pene dure. Negli anni ’80 gli hooligans erano devastanti, ricordiamo l’Heysel e altre tragedie, ma sono stati sconfitti. Perchè in Italia non si riesce a fare questo? I giocatori che si fermano? Possono farlo solo gli arbitri. Ancelotti ha lanciato una proposta e una provocazione giusta, serve un segnale forte. Le società che non intervengono? Falso, luogo comune. Non ci sono leggi adeguate dello Stato per punire chi non si comporta bene”.