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Verde-Green e lo strano destino di far diventare grande Avellino

Due sport diversi, un veterano e un giovane, la voglia di non arrendersi mai e una terra che mangia pane e sport tra tante difficoltà. Tutto legato da un colore come in un romanzo: il verde. Il verde della nostra terra che si intreccia in un gioco del destino con i cognomi dei due atleti che in questa settimana hanno portato in alto il nome di un’intera provincia. Lo hanno fatto con la voglia di lottare, con il piglio dei leader che una squadra, sia essa di basket o di calcio, cerca e troppe volte non trova. Due uomini che soffrono in campo e che appena finito lo sforzo agonistico hanno un sorriso e un saluto per la gente che fino a quel momento li ha acclamati. Sempre.

C’è qualcosa di naturale che viene da dentro. Canestri e gol non sono la moneta di scambio per la stima di questa piazza. C’è qualcosa di più che percepisci nelle dichiarazioni post partite, nelle mani che applaudono chi fino a quel momento le ha battute per te, negli abbracci con i compagni e nei silenzi che sono concentrazione. Concetrazione rivolta a fare qualcosa di grande. Qualcosa per rimanere per sempre nel cuore di questa terra. In ogni partita, in ogni gesto, in ogni esultanza. Hanno qualcosa in più per farlo e non solo nel cognome, non solo in quel colore che ricorda tutto il bello della nostra terra. Hanno quel qualcosa in più che la piazza chiede da sempre, quel qualcosa che fa di due ragazzi portabandiera per far diventare grande Avellino e i suoi colori.

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