Biancolino, un normalizzatore divenuto condottiero
Un'analisi lucida ed obiettiva sulla stagione dell'Avellino: a cura di Antonio Fusco

L’arrivo di Biancolino: l’effetto del “normalizzatore”
La legittima delusione ha lasciato spazio alla voglia di pronto riscatto, nell’unica maniera possibile: con l’esonero di mister Pazienza e dell’intera area tecnica e la conseguente scelta delle “soluzione interna”. Affidando la guida della prima squadra a mister Raffaele Biancolino, promosso dalla Primavera con la quale si era distinto egregiamente, e assegnando nuovamente il ruolo di direttore generale a Giovanni D’Agostino e quello di direttore sportivo a Mario Aiello, anch’egli promosso dalla Primavera. Quanto accaduto ha prodotto un generale apprezzamento, tanto negli sportivi, quanto nei colleghi giornalisti. Apprezzamento al quale, ben presto mi sono unito anch’io e che nel tempo è andato in crescendo.
In effetti, dalla partita con la Turris, (poi esclusa dal campionato) e fatta eccezione per la sconfitta di Foggia, il nuovo Avellino è uscito dal guscio, mostrando tutto il suo valore ed il suo potenziale, segno che forse la squadra costruita da Perinetti e Condó non era poi così tanto scarsa. A tal proposito devo fare ammenda, perché avevo qualche remora rispetto all’allontanamento del direttore Perinetti, ma anche qui i fatti hanno dato ragione alla società.
Evidente anche l’effetto del “normalizzatore”: un’Avellino che ha ritrovato un’anima, il suo spirito battagliero, è diventato un gruppo, che gioca da squadra, si diverte e fa divertire. Tutti i giocatori sono apparsi finalmente liberi di testa, e di gambe, e con il passar delle giornate concentrati sull’obiettivo. A favorire tutto questo, probabilmente un modulo di partenza, il 4-3-1-2. O comunque una duttilità tattica del mister, evidentemente volta ad esaltare le caratteristiche degli elementi della rosa.

Mario Aiello, parlare con i fatti: il mercato di gennaio
Tutto al proprio posto, tutti i calciatori nei ruoli a loro più congeniali, insomma bastava davvero poco. Ed oggi “poco” ha il senso del “tutto”, e dà senso al tutto. Viene da pensare, poi, al lavoro del direttore Aiello, che ha dimostrato di parlare con i fatti ed in grado di convincere anche i più scettici. Con un mercato di gennaio perfetto, fatto anche di un lavoro sotto traccia, che ha ricordato un calcio d’altri tempi. Gli innesti giusti, ai posti giusti: Lescano, Palumbo, Panico, Cagnano. Davvero niente male.