Biancolino, un normalizzatore divenuto condottiero
Un'analisi lucida ed obiettiva sulla stagione dell'Avellino: a cura di Antonio Fusco

Avellino, “La cooperativa di Biancolino & Co”
L’Avellino è diventata, per dirla con una definizione di un collega giornalista, “la cooperativa Biancolino e Co.”: si sostiene, si conosce e si riconosce nel proprio allenatore. Una scelta coraggiosa, una scommessa vinta dalla società e da Giovanni D’Agostino. Un allenatore divenuto gradualmente un condottiero, capace di ragionare un passo alla volta, ricreando compattezza nello spogliatoio e “mutuo soccorso” tra gli atleti. Da chi va in campo, a chi subentra: se si commette un errore, ecco pronto il compagno a sostenere e, magari, a rimettere le cose a posto. Una solidarietà di squadra che riporta alla mente dolci ricordi, che richiamano ad esempio proprio il tempo in cui la coppia gol biancoverde era Molino-Biancolino.
Ciò che resta nei nostri occhi di osservatori e di tifosi di quest’Avellino, è stata la naturalezza nel far riuscire giocate spettacolari: non è tanto l’esecuzione del gol ma la quasi perfezione nelle rifiniture.
Inoltre, abbiamo osservato, con il nuovo corso, un’Avellino granitica. A prova di denigratori, che pure ci sono stati. Un’Avellino che, nell’ultimo mese quando in difficoltà, ha dato la sensazione immediata di voler tornare subito in sé, non perdere il controllo della partita e farla sua, col piglio della grande squadra. Torna alla mente, a proposito, il match al “Massimino” di Catania o il derby con il Benevento. I “passaggi a vuoto o deludenti”, pochi per fortuna, non hanno scalfito minimamente la consapevolezza del nostro valore.

La promozione in cinque aggettivi: una vittoria di tutti
Se mi chiedeste di scegliere cinque aggettivi per definire questa promozione, vi risponderei senza esitare che è stata la promozione: del coraggio; dell’unione; della lungimiranza; della perseveranza e della tenacia. C’è stato il coraggio di una scelta, quella del nostro condottiero, che sembrava la scelta della disperazione ma che, poi, si è rivelata lungimirante. Senza dimenticare la perseveranza, e la tenacia, di chi ha dimostrato consapevolezza della competenza. Di chi ci ha sempre creduto e con quella scelta ha respinto con veemenza ogni ipotesi di ridimensionamento del progetto sportivo.
Certo, è stata la promozione di tutti: dei giornalisti che hanno saputo mantenere dritto il timone, lavorando, in maggioranza, per far emergere uno spirito costruttivo; dei tifosi che al momento giusto hanno saputo ricompattassi ed unirsi.
Non sono mancate le ipocrisie di chi ha preferito far prevalere il disfattismo ed ora sale sul carro del vincitore: è proprio vero “la sconfitta è orfana e la vittoria ha tanti padri”.