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Dal -5 alla salvezza. La grande impresa costruita con la morte nel cuore

La stagione 1980-1981 non nasceva certamente sotto i migliori auspici per l’Avellino. Lo scandalo calcioscomesse che aveva squarciato il calcio italiano aveva travolto anche i lupi, costretti a presentarsi ai nastri di partenza di quel campionato con un pesantissimo -5 in classifica. La formazione di Vinicio partì bene e annullò la penalizzazione nel giro di cinque giornate. Partiva un’altra rincorsa, per risalire la china. Il 23 novembre 1980 al Partenio arrivava l’Ascoli di Fabbri. Nell’aria il profumo di uno scontro diretto, bisognava vincere per mandare un altro segnale alle rivali. Missione compiuta, in una gara ricca di gol ed emozioni. In un pomeriggio “stranamente caldo” per la stagione. Il popolo irpino tornava a casa soddisfatto e felice. Si ripercorrevano le azioni della gara, si cominciava già a pensare alla trasferta di Pistoia.

Polvere, sangue, distruzione, morte. Nel giro di pochissime ore lo scenario cambiava totalmente. Dai novanta minuti di festa del Partenio ai novanta secondi di terrore provocati da uno dei più terribili terremoti che la storia dell’uomo ricordi. Dalla gioia per i gol di Juary ed Ugolotti al dramma e alla disperazione. Il popolo irpino si scopriva inerme, travolto dal destino. A molti non restava praticamente più nulla. Nel cuore straziato della gente, tra rabbia e disperazione, c’era posto soltanto per l’Avellino. “Che bella vittoria abbiamo fatto oggi!”, il pensiero rivolto da una signora al capitano Di Somma. Tra polvere e macerie, scavando anche loro alla ricerca della speranza, i lupi capirono la loro importanza per quella popolazione. Un legame indissolubile, una luce in fondo ad un lunghissimo tunnel da cui qualcuno ancora oggi aspetta di uscire.

Il calcio era l’ancora di salvataggio per un popolo distrutto. Costretto anche ad ascoltare con amarezza il coro “terremotati, terremotati” che alcuni imbecilli indirizzavano verso i propri colori. Soli contro tutti, stretti all’unisono con la loro gente, i lupi costruirono la più grande impresa della loro storia. Una grande impresa costruita con la morte nel cuore. Vinicio, Mattè, Tacconi, Giovannone, Cattaneo, Di Somma, Beruatto. Mario Piga, Valente, Ferrante, Vignola. Juary, Ugolotti, Criscimanni, Massa. Di Leo, Ipsaro Passione, Repetto, Carnevale. Limido, Venturini, Stasio, Campilongo, Fabrizi, Pecoraro Scanio, Marcucci. Gli anni passano, i nomi di quei lupi che fecero la grande impresa restano scolpiti nella storia. Nella mente di ogni tifoso biancoverde che li tramanda di generazione in generazione.

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