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A 180 secondi dalle Final Eight…(il commento di Alfredo Bartoli)

Chissà a quanti dei 4500 presenti questa sera al PalaDelMauro è venuta in menta l’ultima azione dell’anno scorso: stesse squadre in campo, stesso canestro, stesso cronometro che viaggia veloce verso i quattro zeri e stesso giocatore con la palla in mano. Peccato che stavolta la preghiera di Daniele Cavaliero (che comunque sarebbe valsa il supplementare e non la vittoria) non sia stata accolta e Brindisi, a distanza di 368 giorni, consuma la propria vendetta. E forse è giusto così, perché la Scandone ha dimostrato di non meritare i 5 minuti supplementari per aver buttato una partita che a 3 minuti dalla fine vinceva di 9 (75-66). Sicuramente brava Brindisi a crederci, ma i demeriti dei biancoverdi sono evidenti. Ingenuità, mancanza di killer instinct, paura di vincere: ci sono tutte queste cose, oltre ad una gestione rivedibile dei time out, negli ultimi 180 secondi di una partita che i lupi avevano meritato portare a casa, dimostrando “lenti ma progressivi miglioramenti”per dirla con coach Vitucci. Il 77-80 finale, oltre a fermare la striscia di vittorie dei lupi, non permette di raggiungere la stessa Brindisi a quota 16 punti in classifica e, soprattutto, non chiude definitivamente il discorso Final Eight. Ai lupi serve una vittoria per la certezza matematica, per cui niente è compromesso, ma questa è probabilmente l’unica nota positiva di una serata tanto fredda quanto amara. Come anticipato nella presentazione del match, Brindisi è squadra attrezzata e solida, ma l’approccio della Scandone è di livello per una partita importante. I lupi provavano a scappare nel primo tempo (+ 8 il massimo vantaggio raggiunto in un paio di occasioni) grazie ai propri uomini chiave, Anosike e Hanga su tutti, ma Brindisi, trascinata da un ottimo James (che approfittava di un Harper inspiegabilmente intimorito) e dal talento di Pullen riusciva sempre a ricucire ogni strappo. Avellino sbagliava troppi liberi (forse l’unico aspetto del gioco in cui non si sono visti grossi progressi dall’inizio dell’anno), ma era più reattiva sia a rimbalzo che sulle palle vaganti e chiudeva, meritatamente, sul +4 un primo tempo di buon livello Cinque punti consecutivi di Denmon aprivano il secondo tempo, portando per la seconda volta Brindisi in vantaggio e, soprattutto, facendo iniziare una partita avvincente, intensa e con continui sorpassi, dove veniva fuori tutto il talento e l’istinto per il gioco di Hanga, oltre alla leadership di Gaines (pur con qualche errore di troppo al tiro). Brindisi trovava di volta in volta protagonisti diversi (11 punti di Mays nel terzo periodo) per controbattere e riusciva a portarsi in vantaggio all’ultima sirena (59-61). L’equilibrio regnava fino al 33imo quando sul 65-66 per i pugliesi, i lupi salivano di tono in difesa, costringendo gli uomini di Bucchi a 3 turnovers consecutivi e facendoli sprofondare sul 75-66 del 37imo. Poi il black out di 3 minuti che ha fatto svanire quanto di buono fatto in precedenza e regalato, letteralmente, i due punti ad un Enel che ha avuto il semplice merito di crederci fino alla fine. Al momento la differenza tra la Scandone e le prime della classe è tutta qui.

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