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Da Rodman a Brady fino a Martinez: come lo sport Usa ha supportato e spalleggiato l’elezione di Trump?

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Ma la notte elettorale dei giorni scorsi è stata la notte degli outsider, è stata la vittoria del candidato che è riuscito a parlare al cuore, allo stomaco degli americani. E’ stata una delle compagne elettorali americane più rozze e prive di qualsiasi progetto politico degli ultimi 30/40 anni di politica americana. Fatta di offese personali, tanta ironia e pochi programmi concreti.

La Clinton, per quanto possa esser stata appoggiata dai grandi media, dagli uomini della grande finanza, dai signori della guerra era una candidata impresentabile, sull’orlo di una crisi di nervi. Una candidata che vive di politica da quando ho memoria, ma ciò non è un aspetto negativo, di sicuro significa esser competente, perché la politica è dedizione ad una causa, che in quella americana può essere o repubblicana o democratica, anche se alla fine sono solo macchine elettorali create ad hoc per le elezioni, dopodiché scompaiono nelle retrovie.

La signora Clinton è l’artefice della guerra in Nord Africa, intavolò numerosi accordi con l’ambigua Arabia Saudita ed un membro di Al Qaeda, ha imposto vincoli alla politica europea, ultima da ricordare, l’embargo verso la Russia che a noi italiani costa miliardi di euro al giorno nel settore dell’export, di cui i russi sono i primi acquirenti del made in Italy, l’ultima uscita non proviene direttamente dalla Clinton, ma dal Presidente uscente Obama, parlo dell’appoggio alla riforma costituzionale di Renzi & co (un abominio costituzionale)

La Clinton, ed i suoi sostenitori, hanno dimenticato del mondo in cui vivevano. Non hanno avuto il coraggio di guardarsi intorno e rendersi conto che oramai l’America è uno stato dove la gente ha bisogno di aiuto, dove le differenze sociali stanno raggiungendo un ampiezza tale che esistono parti poverissime dell’America imparagonabili al qualsiasi altra parte del mondo occidentale.

Trump, ha vinto nel modo più semplice di tutti. Cioè andando in mezzo alla gente, a quella Rust Belt spazzata dalla crisi, a quel Middle of Nowhere preso in giro da tutti negli USA. Ha ascoltato la rabbia della gente, l’ha canalizzata e di essa ha fatto la sua forza. I sondaggi riuscivano ad arrivare nel Middle of Nowhere? Certo, ed era una larga vittoria di Trump. Ma ciò che non era previsto, dai sondaggisti e dagli analisti di cui tutti ci siamo fidati in questi 18 mesi, c’è un’America che si è stufata della politica dei politici di professione che non è solo quella delle Great Plains. È l’America delle periferie delle grandi città, o delle grandi aree metropolitane.

Le rivelazioni di Wikileaks, indotte o meno dagli hacker russi per ordine di Vladimir Putin, hanno influito molto ma non sono state decisive. Ciò che è stato decisivo in questi mesi è stata la mancanza di empatia di una candidata considerata troppo fredda, troppo preparata, troppo costruita: «tutti odiano Hillary perché è la classica zia petulante a cui non si vuole mai andare a fare visita».

Imperversano statistiche inutili e alquanto faziose di chi abbia votato Trump, sul grado di scolarizzazione o di livello universitario, da Yale alla più scadente delle statali. Le elites si chiederanno dove avranno sbagliato, dove non sono riuscite a comunicare il loro messaggio di pace alle persone meno abbienti, a quella classe media ormai distrutta e incapace di risalire la china dopo anni di malessere e difficoltà. Ma, possiamo esserne certi, le elites non faranno mai autocritica. Loro sono perfetti.

Ed è alquanto triste e stupido legger di gente che vuol scappare dal paese o che urla alla fine del mondo, il popolo ha espresso la sua sovranità con l’unico mezzo possibile, il voto, ed è il voler espresso che va rispettato in questa competizione politica, accettare quel che è un verdetto. Un dogma oramai non rispettato dalla classe politica new age, volta alla critica del pensiero altrui non allineato considerandolo non parte di un processo costruttivamente democratico, ma come un qualcosa che va eliminato, allineato, proprio come in una dittatura, ma col sorriso e con l’appoggio delle più grandi multinazionali.

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