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Dalla Palestina al Cile: la storia del Club Deportivo Palestino

Santiago de Cile, crocevia d’immigrazione proveniente da tutto il mondo, fortissima, come in tutto il Sud America la presenza italiana. Dal 1850 punto di riferimento per l’ondata migratoria proveniente dalla Palestina alla ricerca di fortune nel Nuovo Mondo. Erano persone alfabetizzate, dedite all’agricoltura, arrivate lì nella speranza di un futuro migliore. Così nasce la più grande comunità palestinese fuori dal mondo arabo: circa 300.000 persone, in grande maggioranza di fede cristiana ortodossa, con antenati provenienti da Betlemme, Beit Jala, Beit Sahour e Beit Safafa, un pezzettino di Medio Oriente in Sud America. In Cile si dice che in ogni villaggio ci sia un curato, un poliziotto ed un palestinese.

Mentre la fine della Prima Guerra Mondiale e l’implosione dell’Impero turco rendeva il futuro della provincia ottomana della Palestina molto incerto, e molto prima della nascita dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e dell’ANP (‘Autorità Nazionale Palestinese), il 20 Agosto del 1920 ad Osorno, città limitrofa a Santiago de Cile, nel barrio di Patronato, uno dei più poveri di tutta la città, un gruppo di immigrati palestinesi fondano una squadra da tifare e da vestire con i colori della Palestina; un club destinato a rimaner legato per sempre alla storia dei suoi fondatori e quanto al legame con la Palestina è fortissimo: il Club Deportivo Palestino. CqpoTQlWcAA29cX

In Cile sono soprannominati gli Arabes o i Tricolores, con esplicito riferimento alla bandiera, il Deportivo Palestino è il connubio perfetto fra calcio e politica.

I colori del club sono il rosso-nero-bianco-verde proprio come la bandiera Palestinese. All’apice dei recenti scontri degli ultimi anni in quel di Gaza, il club, pur di esprimere la propria posizione riguardo tale conflitto, decise di scendere in campo sostituendo il numero 1, dietro ogni giocatore, con una mappa di quel che era il territorio Palestinese prima dell’occupazione israeliana del 1948 affiancata dal Regno Unito.

Inutile stare qui a spiegarvi la reazione della comunità ebraica sudamericana, alquanto indignata, accusando il club, dopo esser stata sostenuta da il Centro Simon Weisenthal, un’organizzazione ebraica internazionale per i diritti umani, di ‘fomentare istinti terroristici’. Ovviamente le magliette furono messe al bando dalla federazione cilena, ma nonostante ciò i giocatori scesero in campo con una bandiera disegnata sul braccio. Il presidente del Deportivo Palestina, nonostante la messa al bando delle maglie ed una multa salatissima, disse pubblicamente:“Una vittoria per il Deportivo Palestino è una gioia per il popolo palestinese che soffre. I terribili eventi di Gaza hanno rafforzato i nostri legami con la Palestina e le nostre radici “.

Nel 2003 fu Yasser Arafat ad intervenire personalmente sul futuro del club, un anno prima di morire a Parigi. Arafat scrisse una lettera di supporto al club, allora in grave crisi finanziaria; poco dopo intervenne Hasim Shawa, Presidente della Bank of Palestine, che colpito dalla storia del club garantì la Bank of Palestina come sponsor principale per i prossimi vent’anni, campeggiante sulle magliette bianche, rosse e verdi.

Il tutto si svolge nell’ Estadio Municipal de la Cisterna, casa del club dal 1988, impianto da 12.000 posti, alquanto obsoleto, ma che rimane il cuore pulsante degli aficionados arabes ( Fan Arabi).

Panorámica_del_Estadio_Municipal_de_La_Cisterna-2

Il club ed i tifosi concentrano l’attenzione più sull’identità, sulla tradizione, che sui trofei vinti, appena 2 titoli nazionali nel 1955, con il grande Elias Figueroa come capitano, uno dei calciatori cileni più forti di sempre, e nel 1978, 2 coppe cilene 1975/1977. Fra i suoi ex anche Manuel Pellegrini, che iniziò proprio da questo club l’ascesa come allenatore, ma uno dei giocatori più rappresentativi è stato Roberto Bishara, nato proprio a Santiago nel 1981, terzino sinistro naturalizzato palestinese vanta 27 presenze con la nazionale Palestinese, attualmente nel quadro dirigenziale del Deportivo Palestino.

Il legame fra lo stato cileno e la Palestina è consolidato da tempo  Di certo è influente, a livello politico, la presenza della comunità palestinese in Cile, pari al 10% dei seggi del Senato e l’11% della Camera, che rappresenta un ampio spettro politico, dal partito comunista ai conservatori, una “lobby orizzontale”, che ha condizionato certamente molte scelte politiche.

Nel 2008 il Cile ha accolto 130 profughi che scappavano dal conflitto in Iraq, la Presidente socialista Michelle Bachelet li ha ricevuti a Palazzo Moneda per l’anniversario di al-Nakba (l’esodo palestinesi del maggio 1948, chiamato al-Nakba in palestinese che vuol dire disastro, catastrofe). Nel 2011, il Presidente conservatore Sebastián Piñera ha visitato la Palestina difendendo chiaramente la richiesta palestinese di un suo Stato libero ed indipendente.

Non è mancata nemmeno la solidarietà da parte del popolo cileno in occasione degli scontri di Gaza nel 2014, manifestando in piazza a sostegno della popolazione palestinese.

Il Club Deportivo Palestina è l’orgoglio della Palestina a 13.000 chilometri di distanza, dove tradizione ed identità continuano a vivere in perfetta armonia.

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