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L’ex Szewczyk: «Ecco perché ho rifiutato in autunno una proposta della Sidigas»

Symo Szewzcyck
Szymon Szewzcyk

Dare continuità alla vittoria contro Pistoia e ritornare a vincere in trasferta. Questo il leitmotiv della Sidigas Avellino che domenica pomeriggio incrocerà il suo cammino contro l’Acea Roma dei tanti ex: coach Luca Dalmonte, Alex Righetti e l’ultimo arrivato in ordine di tempo Szymon Szewczyk. L’ala centro – polacca conosce bene la Campania per aver giocato in serie A coi colori di Scafati e della Sidigas Avellino. Beniamino del pubblico irpino per le sue ottime capacità balistiche, contro la Scandone sarà come sempre una gara particolare per l’ex scelta n.35 dei Milkwaukee Bucks al Draft Nba del 2003.

Ritorni in Italia dopo un lungo periodo di stop per infortunio durato cinque mesi. Come procede l’inserimento coi nuovi compagni? A che punto sei col recupero dall’infortunio?

«Ho terminato il percorso di recupero, ormai sono tornato a giocare. Ancora non ho raggiunto il mio miglior livello di forma, ma sono sicuro di poter guardare con fiducia al futuro grazie all’aiuto di professionisti come i fisioterapisti della Virtus e il preparatore atletico Roberto Venerandi. Diciamo che adesso comincia la mia “preseason”, perché fisicamente sono a posto ma nelle gambe non ho ancora il ritmo partita. Comunque sono sereno e consapevole che ho bisogno di tempo per raggiungere la miglior condizione. Sto lavorando al massimo per farlo».

Domenica ritrovi la Sidigas Avellino, tua ex squadra alle prese coi casi  Taquan Dean – Jeremy Richardson, non allenatisi la scorsa settimana per presunti ritardi nei pagamenti degli stipendi e non convocati da Vitucci contro Pistoia. Che idea ti sei fatto di questa storia tu che conosci bene sia Frank sia Taquan?

«Non sono al corrente di cosa stia succedendo nello specifico. Al mio secondo anno ad Avellino abbiamo avuto dei problemi, ma poi tutto si è risolto. Sono sicuro che la società saprà gestire al meglio la cosa».

Ritieni che questa vicenda possa essere un vantaggio a vostro favore nella gara di domenica? O, al contrario, potrebbe favorire il team biancoverde?

«Non so se possa essere un vantaggio o uno svantaggio, di sicuro noi dovremo dare il massimo per affrontare un avversario difficile».

La scorsa stagione hai giocato ben sei volte contro la Cimberio Varese allenata proprio da Vitucci. Cosa temi di più della filosofia di gioco del tuo ex allenatore e quale potrebbe essere uno (o più di uno) punto debole da dover sfruttare?

«Sarà una gara difficile, dovremo fare attenzione a giocatori di talento come Ivanov, che conosco molto bene avendolo affrontato tanto volte sia in campionato che in Nazionale, o Lakovic, playmaker di alto livello. Ma la squadra non sono solo loro due, tant’è vero che a inizio stagione tutti pensavano che la Scandone fosse destinata a un campionato di vertice. Il campo finora ha detto un’altra cosa, ma non possiamo pensare che siano un avversario di caratura inferiore perché sono una squadra buona e imprevedibile. Dovremo quindi mantenere la guardia alta e fare una partita di livello».

In maglia Venezia hai messo a segno ad Avellino il tuo season high da 28 punti e 6/8  da tre punti. Scherzo del destino o i tifosi biancoverdi devono fare gli scongiuri?

«Ho fatto 6/8 da tre semplicemente perché mi hanno lasciato libero. Io sono un tiratore, cosa potevo fare se non sfruttare l’occasione? Era una gara decisiva in ottica playoff, un buon giocatore si vede anche quando deve prendersi certe responsabilità. Comunque c’è una parte del mio cuore in cui porto ancora Avellino e i suoi tifosi, gli amici. Quando penso ad Avellino ne ho sempre un bel ricordo».

Le voci di mercato che ti volevano vicino ad un ritorno alla Sidigas qualche mese fa. Le confermi? Se si perché è saltato l’accordo?

«Prima si parlava di Avellino, poi di Venezia, ma per la maggior parte si trattava di rumors della stampa. La Scandone mi ha fatto una proposta, ma era molto bassa perché gran parte della squadra era già costruita e quindi l’ho rifiutata. Inoltre in quel periodo non sapevo bene quali fossero le mie condizioni fisiche e volevo aspettare. Ma dentro non porto rancore, né rabbia, anzi, con Avellino ci siamo lasciati benissimo e ripeto che dentro di me porto un buon ricordo degli anni in Irpinia».

Davide Baselice

 

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