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[Rubriche] – Meteore biancoverdi: che fine ha fatto Vidallè?

Per essere ricordati da una tifoseria non è necessario lasciare il segno. Spesso infatti è proprio la totale assenza di vibrazioni positive, di momenti esaltanti, a segnare l’impossibilità di farsi dimenticare dai tifosi. Questo è sicuramente il caso di Jonathan Vidallè, che ancora oggi rappresenta l’archetipo del bidone biancoverde.

Inverno 2001. L’Avellino di Ammazzalorso vola in classifica, forte di 17 risultati utili consecutivi e di un gioco propositivo ed efficace. Il mercato di gennaio è l’occasione giusta per rinforzare ulteriormente la squadra e dare l’assalto alla B. Almeno in apparenza, visto che l’armonia biancoverde viene spezzata dal caso Mendil. Protagonista nella prima parte di stagione, l’attaccante francese rompe con la società e va al Lecco. Si apre una crepa nell’attacco dei lupi, che Ammazzalorso desidera riempire con Vidallè. Il tecnico conosce bene l’argentino per averlo allenato a L’Aquila e convince la società ad acquistarlo.

Figlio d’arte, Vidallè arriva in Italia grazie all’Inter che poi lo gira altrove. Dopo San Gallo e Cremonese, l’argentino passa in C2, a L’Aquila. Solo qui, con Ammazzalorso in panchina, trova una certa stabilità, siglando 5 gol nell’anno della promozione. I numeri non sono esaltanti, ma l’Avellino decide ugualmente di puntarci. Dicono somigli a Batistuta, ma la somiglianza è solo estetica. In campo, infatti, Vidallè è una sciagura. Segna un solo gol all’Atletico Catania, se ne divora una decina. La sua propensione all’errore grossolano induce i tifosi a coniare un coro: “E se segna Vidallè, vado a pere a Montevè”.

vidallè

Il feeling con la piazza non scatta e a giugno l’argentino saluta. Torna a L’Aquila, dove continua a farsi notare per la sua anemia realizzativa. Di gol ne segna pochissimi, ma per uno scherzo del destino ne fa uno importantissimo contro l’Avellino. Aprile 2003, al 91′ Vidallè gela i lupi con il gol del definitivo 2-2. A poche giornate dalla fine i biancoverdi vengono raggiunti in testa dal Pescara e vedono le streghe. Al danno l’argentino unisce la beffa portando le mani alle orecchie sotto al settore ospiti e dedicando la rete a Cecchini, ex Avellino in forza al Pescara.

Nonostante il suo gol, alla fine l’Avellino di Vullo stacca il Pescara e centra la B. Vidallè continua invece a girovagare senza senso in Serie C e nel 2008 si ritira dopo l’ultima stagione con il Centobuchi, club dilettantistico della provincia d’Ascoli. In tutta la sua carriera Vidallè non raggiunge mai la doppia cifra: e pensare che era stato paragonato a Batistuta…

Dopo il ritiro

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, a sorpresa Vidallè comincia una carriera da scout. Parte dal Parma, per cui lavora dal 2009 al 2011, contribuendo all’acquisto di Paletta. Ritorna poi in patria, al Boca Juniors, dove diventa segretario tecnico e braccio destro del direttore sportivo. Dal 2011 al 2014 raccoglie buoni risultati, meritandosi il ritorno in Europa. A puntare su di lui è addirittura l’Arsenal, una delle migliori società d’Inghilterra. Con i Gunners Vidallè ricopre il ruolo di capo-scout in Sudamerica, guadagnandosi la stima e la fiducia di tutti. Tra le sue migliori intuizioni c’è quella legata a Gabriel Martinelli, brasiliano pescato in quarta serie e osservato scrupolosamente. Il destino sa essere davvero strano. Dopo tante difficoltà da calciatore e così pochi gol, Vidallè potrebbe aver scoperto uno dei migliori centravanti del futuro…

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