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Calcio Avellino – Oggi il TAR, Taccone ci spera: le percentuali restano bassissime

Parola al Tar. La sentenza è attesa per il primo pomeriggio. A Roma, dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale, deciderà sulle residue speranze di riammissione del vecchio Avellino di Walter Taccone. Le speranze sono ridotte al lumicino. Il terremoto nel mondo del calcio di questa torrida estate ha fatto morti, non feriti. I ricorsi tutti respinti. Tutti. Nessuno escluso. Da Taccone al Catania. E poi Novara. Entella. E ancora Ternana. Si sono messe in coda tutti. Ma tutti hanno ricevuto un secco no. Dagli organi di giustizia sportiva nessuna apertura. E non si entra nel merito delle decisioni. L’Avellino, a differenza del Cesena e del Bari, non è fallito. Non è stato iscritto per una fideiussione ritenuta non idonea. Non in linea con i dettami federali. E le successive, sono state presentate in ritardo. Tre ricorsi persi, poi il primo parere del Tar che ha evitato la sospensiva mettendo fine ai 9 anni di storia dell’Avellino calcio di Taccone. Stamane si discute il merito del ricorso. Intanto la B è stata lasciata, tra lo stupore generale, a 19 squadre. Anticipando, secondo noi, in maniera autoritaria e fuori da ogni dettami regolamentare, una riforma di riduzione del format senza nè capo, nè coda. In pochi, pochissimi, credono nella vittoria di Taccone stamane dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale. Chiacchio si è detto fiducioso. Preziosi e Marinelli sono pronti a subentrare in società qualora l’Avellino di Taccone, fosse ammesso. “Abbiamo la squadra per la B già pronta” ha chiosato Chiacchio, il legale dell’Avellino mentre Taccone si è trincerato dietro un silenzio assordante parlando solo attraverso comunicati. Nel frattempo tutti attendono. Attendono il parere di oggi per “svincolare” anche il logo storico che per un gioco del destino rimane ancora nelle mani di Taccone e tornerà obbligatoriamente sulle maglie della squadra da lui presieduta, qualora oggi il Tar dovesse riammettere la vecchia società in una Serie B che potrebbe clamorosamente tornare a 20 squadre. Insomma, il caos. Ma c’è in fondo una sola verità. A rimetterci sono stati i tifosi. Che in meno di 10 anni hanno rivisto il proprio Avellino scomparire per una fideiussione rilasciata troppo superficialmente dall’Avellino di Taccone. Che rischia, nella storia del calcio italiano, di essere ricordato come l’unico presidente non fallito che ha perso le licenze nazionali per una garanzia accessoria dal valore di meno di 20mila euro. Oggi il verdetto finale. In caso di parere negativo, Taccone ricorrerà al Consiglio di Stato e poi arriverà fino al Tas di Losanna per una causa civile che, in caso di vittoria, lo porterà ad essere risarcito per cifre astronomiche. Questo è, se vi pare. Nel mentre l’Avellino di De Cesare, domenica, scende in campo per l’esordio. A Ladispoli. Su un campo con meno di mille spettatori. Si riparte da lì. Il calcio ad Avellino riparte da lì. Da dove l’aveva ripreso Taccone dopo il fallimento dei Pugliese.


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