SERIE B

Crotone 2003. Il racconto di una giornata leggendaria.

11 Maggio 2003. Data storica. Data indimenticabile. Il giorno dell’invasione biancoverde. Crotone diventò per un giorno una colonia irpina. Non solo per modo di dire. Fu un vero e proprio esodo. A distanza di dieci anni il ricordo di quella partita ha assunto contorni epici. Diecimila cuori biancoverdi partirono all’alba dalla verde Irpinia. Immagini e filmati di quella giornata resteranno per sempre nella memoria dei tifosi avellinesi.

Era l’Avellino di Salvatore Vullo. Di calciatori come Gigi Molino e Raffaele Biancolino, Salvatore Marra e Giuseppe Morfù, Giovanni Ignoffo e Simone Puleo. Una macchina da guerra. Una squadra costruita per puntare in alto. Una rosa che si rivelò essere la migliore. L’Avellino mancava da 8 anni in cadetteria. Otto anni di inferno. Palcoscenici che la piazza irpina non ha mai meritato nel corso della sua storia. In quella stagione una sola squadra fu all’altezza dell’Avellino. Il Pescara di Ivo Iaconi. Il grande vantaggio sui biancocelesti fu costruito espugnando l’Adriatico. Con la vittoria per 2-1, il 23 Marzo, i lupi mettevano una seria ipoteca sul torneo. Dopo quel match mancavano solo sei partite. Il Pescara fece qualcosa di straordinario vincendole tutte. La rimonta riuscì. All’ultima giornata, le due squadre si presentavano a pari punti. Tale situazione avrebbe premiato l’Avellino. I biancoverdi erano quindi padroni del loro destino.

Si arriva all’ultima domenica di campionato. Crotone. Stadio Ezio Scida. Cornice da favola. Gli spalti erano addobbati di solo biancoverde. I tifosi calabresi furono letteralmente allontanati dalla loro curva. Non c’era spazio per loro. Perché quella doveva essere la festa dell’Avellino. Un esodo così mancava dalla finale play off Avellino-Gualdo del 24 Giugno 1995. Circa 13mila tifosi biancoverdi si riversarono in massa sul neutro di Pescara. Crotone fu un remake. Una rivisitazione ancora più bella. Un’ora prima della gara lo stadio era già un’unica macchia biancoverde. Cori e applausi facevano da colonna sonora all’evento. L’11 titolare di quel giorno era questo: Cecere, Vastola, Ignoffo, Puleo, Di Sauro, Morfù, Cinelli, De Simone, Capparella, Marra, Biancolino. Pronti via e risultato sbloccato. Minuto 7. Cinelli entra in possesso della sfera. Lancio a scavalcare il centrocampo. Capparella di prima intenzione per Biancolino. Il Pitone fa a sportellate con Tarantino. Il centrale rossoblu colpisce il pallone di testa e involontariamente serve Sasà Marra sulla corsa. L’inserimento del fantasista fu perfetto. Dei (attuale preparatore dei portieri dell’Avellino) tentò l’uscita disperata. Marra però non sbagliò a tu per tu con il portiere. Il suo piatto sinistro all’angolino fu preciso, imparabile. Il resto fu un misto di ansia e agonia. Crotone mai domo. Avellino compatto e sprecone. Clamoroso il goal fallito da Biancolino nel finale. Vantaggio di misura per 1-0. Un risultato rischioso. Ma il triplice fischio del signor Carlucci mise fine alle dolci sofferenze. Invasione di campo istantanea. Era finita. Finalmente l’Avellino era di nuovo in B. Dall’Ezio Scida di Crotone, la festa si spostò nel capoluogo irpino. Piazza Libertà era  gremita. Imponenti fuochi d’artificio accolsero il pullman della squadra. Ci furono festeggiamenti fino a notte fonda a termine di una giornata fantastica. L’Avellino i suoi tifosi avevano scritto l’ennesima pagina leggendaria dello sport italiano. Una pagina commovente. Difficilmente irripetibile. Ma senza alcun dubbio indimenticabile.

 

Fonte: IL CORRIERE DELL’IRPINIA

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