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Dal Belgio – Ngawa, i dati non sorridono. E non è solo difensore…

Pierre Yves Ngawa non è un ragazzino come Omeonga o come lo era Bastien. Ha già 25 anni e per la sua seconda volta in carriera esce dai confini del Belgio. Dopo la parentesi in Ungheria con l’Ujpest nel 2013, ora l’Italia. Arriva in serie B con oltre 160 partite giocate nelle varie categorie belghe. Presenze a metà tra la massima serie (Truiden) e la seconda lega (l’Ohl) con cui non ha rinnovato il contratto in scadenza.

Non è un difensore puro. O meglio. Gioca da difensore. Un metro e 87 cm per 75 kg di peso. Piede preferito: destro. I siti specializzati parlano di un calciatore che nell’ultima stagione ha giocato, moltissimo, da interno destro di centrocampo e addirittura in diverse occasioni, come la foto in basso, da regista in un modulo insolito come 4-1-4-1 o 4-5-1.

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Nel 4-2-3-1 invece, è stato quasi sempre utilizzato come interno basso di mediana sulla destra (le foto in basso con la squadra dell’OHL individuata con le pedine rosse)



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In questa foto, invece, l’OHL è in colore blu.

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Un jolly di mediana ma anche un jolly difensivo dove predilige la posizione di interno destro centrale.

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Quindi Ngawa, non è un difensore puro. Diciamo che è un atleta che si presta, all’occorrenza anche a coprire diversi ruoli. Non è fortissimo nei duelli aerei dove ne vince il 53% (da notare la macchia verde della posizione).

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Non troppo convinto negli 1vs1 difensivi. Perde il 61% dei duelli.

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Di certo la sua prima avventura in Italia sarà di fondamentale importanza per lui. Che è in attesa di firmare il suo primo contratto con l’Avellino. I dati non parlano di un calciatore eccellente. Un eclettico, un difensore che può fare il centrocampista. Non certamente un baby, a 25 anni, è chiamato a lasciare il segno. Si è detto fiero ed onorato di vestire la maglia biancoverde (leggi qui le sue prime dichiarazioni). Al campo e al calciatore il compito di conquistare l’Irpinia e di evitare di essere ricordato come un semplice calciatore arrivato in biancoverde per tentare e giocare la carta sorpresa voluta, ormai, quasi obbligatoriamente dal patron Taccone innamorato del Belgio.

 


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