“Sono davvero giganti quelli che vediamo così lontano dal basso? #iocicredoancora “
Vista dal basso sembra così lontano la vetta. E non è solo una questione di semplice prospettiva, ma è proprio un dato oggettivo. In effetti 3 punti in 6 giornate con 0 vittorie è un bilancio un po’ difficile da ingoiare. Visto dal basso il campionato di Serie B ci mostra dei giganti che si chiamano Cittadella, Verona, Benevento, Pisa e noi sembriamo così piccoli, così in basso, così soli. Ma come sempre, basta guardare le cose da un punto di vista diverso, basta riformulare attese e aspettative e si riesce probabilmente a vedere qualcosa di meno negativo. Fermo restando che l’Avellino resta all’ultimo posto della classifica. Che c’è di positivo in tutto questo? Innanzitutto la prestazione che comincia a essere più fluida e continua. Io le partite finora sono riuscito a guardarle soltanto in tv, ma ho la sensazione che alcuni meccanismi stiano cominciando a diventare automatici e che comunque il volume di gioco stia aumentando sia per quantità che per qualità. Ancora troppo poco, certo, ma questo lo leggerei ancora come dato positivo. Come? Considerando che abbiamo un reparto avanzato in forte credito con la fortuna, molto per causa propria. Un reparto che sulla carta offre all’allenatore grandi opportunità di scelta e di turnover, che in teoria si propone con calciatori in grado di raggiungere la doppia cifra, con gente che è tra i migliori della categoria. Se per adesso è andato tutto storto, diciamo che siamo in credito con la buona sorte alla quale non vogliamo chiedere subito il saldo, ma vogliamo soltanto chiederle di lasciarci raggiungere il nostro standard di qualità, di lasciarci giocare senza metterci il bastone tra le ruote, per poter finalmente dimostrare e capire chi siamo.
Una questione di prospettive dicevo. Sì, perché il tempo c’è per porre rimedio a tutto. Se la prospettiva è la salvezza, siamo a due punti dalla zona tranquillità, se si punta ai play off, abbiamo 5 punti di ritardo.
Ma in tutto questo mi chiedo: sono davvero giganti quelli che vediamo così lontano dal basso? Siamo davvero così inferiori? Dobbiamo già correre ai ripari? Io non lo so. Come si fa a dare risposte definitive e certe quando si parla di calcio. Non è una scienza esatta, non c’è un algoritmo da seguire per poter inserire i dati e ottenere risultati certi. È calcio. E proprio per questo ci piace da impazzire e ci fa soffrire, ma non riusciremmo mai a restare senza.
Io nei momenti di sconforto mi tiro su pensando al momento più brutto della mia carriera di tifoso dell’Avellino. Ritorno con il ricordo a quel 15 maggio 1988, l’ultima partita dell’Avellino in Serie A. Si è già detto tutto su quella giornata. Io svelo un mio segreto. Non ero a San Siro perché non avevo i soldi per la trasferta, ma insieme a un gruppo di amici ci eravamo dati appuntamento, con la radiolina a tutto volume, nelle campagne di Mirabella Eclano, davanti la cappella di San Prisco, come per chiedere un “sostegno” divino alla nostra squadra. Beh lì ho capito che non vanno mescolate le cose e dopo un periodo di sconforto assoluto ho capito che la vita non era finita, che l’Avellino esisteva ancora e che continuava a rappresentarmi.
Così come orgogliosamente anche oggi mi sento rappresentato dalla mia squadra. Ultimo in classifica? Sì, ma pronto a dare il massimo possibile già dalla prossima partita, perché si può anche perdere, ma senza doversi vergognare del proprio operato. E in questo va un chiaro e orgoglioso riferimento alla sconfitta ottenuta a Milano dalla nostra grande squadra di basket.
Del resto #iocicredoancora.
Prima di dare appuntamento alla prossima settimana voglio solo esprimere un grazie a tutti quelli, e so che sono stati tantissimi, che hanno letto le mie riflessioni. Grazie a tutti.
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