Avellino, la partita si gioca (anche) a centrocampo: serve un cambio di rotta
La sterilità del reparto centrale fa sorgere dei dubbi: che l'Avellino abbia bisogno di caratteristiche diverse?

L’esordio in campionato, con sconfitta ai danni del Frosinone di Alvini, ha lasciato più di un solo interrogativo all’Avellino di mister Raffaele Biancolino. In un campionato che non lascia scampo a passi falsi e ad attimi di disattenzione, quello che perplime oltre al raffreddamento emotivo della squadra, che mai ha innalzato l’asticella del carisma lasciando tempi e spazi ai giallazzurri di fare male, è un centrocampo sterile. Da cui i biancoverdi non sono mai riusciti a tirar fuori qualcosa, tendendo ripetutamente a scavalcarlo, anche per merito della straordinaria capacità del Frosinone di far densità bloccando tutti i varchi. Ma la problematica potrebbe dipendere anche dalle difficoltà dei singoli, e dall’unione di questi, di crearsi spazi per agire.
La partita di Palumbo
Se non il migliore dei biancoverdi, poco ci manca. L’unico ad aver cercato di smuovere il gioco, cercando ogni qualvolta di mettersi in luce per ricevere la sfera. La partita di Martin Palumbo, tuttavia, è stata caratterizzata anche da tanti errori. Dovuti, forse, ad un isolamento che non lo ha agevolato nel suo compito migliore. Nonostante gli 85 tocchi e il 79% dei passaggi riusciti, il non aiuto da parte dei suoi compagni di reparto lo ha portato alla perdita del pallone per ben 18 volte. Costringendolo ad indirizzarlo con lanci lunghi. Lanci, però, ben al di fuori di una logica di gioco: tant’è vero che la statistica ne riporta, a fronte di 12 tentativi, solo 4 andati in porto.
Quando Palumbo scendeva sulla linea di difesa a prendere possesso del pallone per far iniziare il gioco, i compagni non sono mai riusciti a dargli sbocchi: sbagliando movimenti, nascondendosi, od occludendo spazi. In un reparto in cui il play non riceve aiuto nell’impostazione, è anche per quel motivo che scaturiscono difficoltà nella gestione dei possessi. Dato che si riflette nei soli 5 tiri effettuati prima dell’espulsione di Calvani.
La gara di Sounas
Se si osserva la sua heatmap, sorge qualche dubbio sulle posizioni. La sua partita si svolge prevalentemente sulla sinistra, a ridosso della linea laterale. Prova a svariare, ma nella posizione in cui avrebbe potuto più essere d’aiuto, si è ritrovato più volte Enrici che, per quanto detto da mister Biancolino, era stato messo terzino “per dare più copertura”. Anche l’allenatore dell’Avellino, tuttavia, è rimasto sorpreso dalla sua spinta. Che forse in fase di possesso abbia inibito i biancoverdi?
Tornando al centrocampista greco, questa serie di situazioni, l’hanno costretto a non essere mai davvero al centro delle trame di squadra. E così facendo, è venuta meno anche la sua dote migliore: quella che lo rende un equilibratore, capace di pungere anche con i suoi inserimenti. Ed ecco che le statistiche della partita giungono a confutare la tesi appena scritta: 40 tocchi, pochi per un giocatore con le sue capacità di fraseggio; 12 possessi persi; 19 passaggi riusciti su 25. Dati non entusiasmanti per un calciatore con la sua centralità.
La prestazione di Besaggio e l’ingresso di Kumi
Con soli 36 tocchi, è il secondo calciatore dell’Avellino, tra i titolari, ad aver giocato meno palloni (Russo 33). Quando c’è da mettersi in mostra per aiutare la fluidità del meccanismo offensivo, soffre tantissimo la marcatura a uomo di Koutsoupias. Ci prova, ma resta ingabbiato non ricevendo sostegno da Insigne e Cancellotti che agivano sul suo stesso lato. Al 70’ entra Kumi che, per caratteristiche, porta qualcosa di diverso all’Avellino. Bisogna, in ogni caso, considerare che il match, complice l’espulsione di Calvani, è stato un monologo biancoverde. Che, però, si è dimostrato non fecondo: vie centrali inutilizzate, tanto gioco su fascia e, innocua, propensione al cross in area (con Crespi unica torre).
Le indicazioni per il futuro
Al netto dell’infortunio di Palmiero, che ha privato Biancolino di uno dei suoi giocatori fulcro per quanto riguarda lo sviluppo del gioco, ciò che emerge dalla gara dello Stirpe è senza dubbio la necessità di un centrocampista con gamba. Capace di costruire spazi ed essere da raccordo tra difesa e attacco. Una mezzala in grado di contribuire alle necessità di un gioco di palleggio.
Per il club di Biancolino, forse, la scelta di Palumbo mezzala potrebbe essere più di una semplice alternativa: date le capacità tecniche, balistiche e di inserimento (il gol con il Benevento dello scorso anno ne è un esempio), ma anche data la sua propensione a voler giocare ed essere parte dei meccanismi di distribuzione. In quest’ottica l’acquisto di Gyabuaa, fino a quando Palmiero non sarà integrabile in rosa, potrebbe soddisfare i requisiti di un mediano fisico in grado di contribuire consistentemente alla fase difensiva. Ma anche capace di dar il là all’azione, rompendo la prima linea di pressing. Ovviamente, per far sì che tutto quadri, l’aiuto degli esterni, e dei trequarti, diventa essenziale alla creazione degli spazi utili a pungere le squadre avversarie.