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L’ex Cusin: “Ad Avellino un pubblico speciale, De Cesare un grande presidente”

Lo scorso anno Marco Cusin è stato una delle colonne della Sidigas Avellino, quest’anno è il centro dell’Olimpia e domenica alle 18.15 al Mediolanum Forum affronta la sua ex squadra. “Mi legano ad Avellino i ricordi di un anno bellissimo in cui l’unico rammarico è stato l’eliminazione in semifinale quando avevo la speranza di andare più avanti. Ma sul piano personale posso solo ringraziare il pubblico di Avellino e il Presidente De Cesare, una persona speciale che non ci ha fatto mancare nulla per tutta la stagione. A me è dispiaciuto non esserci per infortunio in Coppa Italia e nella fase decisiva di Champions League ma gli infortuni purtroppo fanno parte del gioco”, dice Cusin al portale ufficiale dell’Olimpia Milano.

La partita di domenica a Milano sarà la terza in cinque giorni per l’Olimpia: “Questo la rende ancora più dura di quanto lo sarebbe stata comunque perché Avellino ha giocatori forti, è una squadra che sa correre il campo e solida sui fondamentali. Sarà necessario per noi difendere forte e muovere la palla in attacco. La nuova Sidigas? Al completo ha due playmaker nuovi ma che conoscono bene il basket europeo e sono affidabili, con Filloy ho anche giocato a Cremona oltre che in Nazionale e l’ho sempre apprezzato, Jason Rich ha grande talento, e a lui dovremo prestare estrema attenzione, poi ci sono la leadership e l’esperienza di Leunen e naturalmente un centro di livello internazionale come Kyrylo Fesenko. Con tutti gli effettivi è una squadra che può andare lontano. Essersi preparati per un solo giorno non è il massimo ma ci stiamo abituando a farlo”.

A Milano, finora, Cusin è sempre partito in quintetto in campionato. “Siamo una squadra profonda e ognuno è conscio del proprio ruolo, tutti crediamo nel lavoro che stiamo facendo all’inizio di un percorso lungo. Io, come ho sempre fatto in ogni squadra, cerco di farmi trovare pronto ogni volta che l’allenatore mi manda in campo. Il mio lavoro è questo: eseguire i compiti, dare il massimo, per un minuto o venti minuti, non cambia l’atteggiamento”, spiega.

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