
In palio la finale scudetto e in campo lo spettacolo e davvero di quelli cristallina da far appassionare a questo sport anche chi prima non lo aveva mai apprezzato. Schemi, agilità e precisione in campo ognuno mette il suo per raggiungere l’obiettivo. Peccato per la nota stonata di chi all’interno del parquet dovrebbe far arrivare solo incitamento e passione. Dalla curva di Reggio Emilia arriva ben altro in campo. Continui rotoli di carta igienica lanciati con millimetrica precisione e tempismo. Prima per far saltare i nervi a Nunnally, poi a Ragland e infine su Cervi e Sacripanti. Una figura barbina che fa il paio con le lamentele arrivate su discutibili “trucchi” che sarebbero stati attuati ad Avellino. Tutte menzogne. In un volantino distribuito all’entrata del PalaBigi si parla di restituire ad Avellino la stessa moneta con cui sono stati serviti i giocatori di Reggio al Pala Del Mauro. Si scrive di lancio di uova, insulti e fischi. Sottolineando che “Non serve sputare, non serve offendere, non serve lanciare cose in campo”. Poi la conclusione lapidaria con “Serve che a casa nostra comandiamo noi”. Belle parole, tutte disattese da uno spettacolo davvero imbarazzante. Anche i cronisti Sky hanno sottolineato lo spettacolo: “I tifosi devono pensare a incitare la propria squadra non di certo cercare di influenzare quella avversaria in questo modo”. Qualcosa forse mosso dalla paura ma si può vincere una partita cosi bella e perdere la faccia in contemporanea? A Reggio ci hanno provato a fare entrambe le cose e in una ci sono riusciti alla grande.