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Doping di Stato Parte II: atleti USA autorizzati a doparsi

Continua lo scontro fra Russia e Stati Uniti per la questione doping di stato. Di poche ore fa è la notizia della diffusione di documenti scottati riguardo le stesse olimpiche statunitensi da parte del gruppo Hacker Fancy Bear schierandosi da parte del fair play e lo sport pulito.

Il gruppo hacker, dopo aver violato il sito dell’agenzia mondiale antidoping, Wada, ha pubblicato diversi documenti in cui risulta che le star americane avrebbero partecipato alle Olimpiadi dopo aver assunto farmaci in abbondanza, tutto ciò volto a giustificare i valori anomali considerati non regolari dall’agenzia.

Ecco i nomi:

Le sorelle Serena e Venus Williams nel tennis, la ginnasta Simone Biles (quattro ori e un argento a Rio) e la star del basket Elena Dalle Donne. Secondo i pirati informatici, durante le ultime Olimpiadi la Biles avrebbe fatto uso di metilfenidato e anfetamine, Serena Williams di oxycodone e hydromophone (oppiacei), oltre a prednisone, prednisolone e methylprednisolone (nei documenti è citata anche la sorella) mentre la Delle Donne avrebbe utilizzato anfetamine e idrocortisone.

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Ovviamente tutto sotto prescrizione medica, va sottolineato, e quindi in maniera lecita. Per Fancy Bear’s, però, si tratterebbe di una copertura a posteriori fornita dalla Wada. «Abbiamo capito che decine di atleti erano risultati positivi alla vigilia e durante i Giochi. I medagliati hanno usato con regolarità sostanze illecite giustificate da certificati medici.»

Questa polemica si aggiunge a quella scoppiata mesi fa prima dell’inizio delle olimpiadi di Rio2016, cioè la richiesta di escludere la Nazionale olimpica russa dai giochi, successivamente estesa per le Paraolimpiadi, adesso in corso, e con la sentenza del tribunale di Losanna, quest’esclusione è stata allargata anche all’edizione coreana dei giochi invernali di Pyeongchang 2018.

Si respira ancora un clima che ricorda quello della Guerra Fredda con accuse pesanti che rimbalzano dagli USA alla Russia.

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