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Basket – Petrucci: “In Serie A solo i club che possono permetterselo. Occorre restare al format a 16 squadre”

Tante squadre di basket di massima serie, per non parlare di serie minori, hanno conosciuto la crisi e sono fallite. Roma, Treviso, le due Bologna, tanti storici club che ora stanno tornando dopo anni di buio dovute al fallimento. Poi Siena, fallita qualche anno fa e ora tornata a scomparire. E quest’anno in Serie A le crisi societarie di Cantù, la stessa Sidigas Avellino, poi la vicenda di Trieste. 

Dalla prossima stagione la Serie A dovrebbe tornare a 18 squadre, ma il format potrebbe subito riscendere a 16, perchè molte squadre la Serie A non la riescono a gestire. E lo dice Gianni Petrucci, ex presidente della Lega Basket e comunque sempre figura di spicco nel mondo della palla “a spicchi” (scusate il gioco di parole) italiano.

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Petrucci ha parlato delle norme da seguire per evitare nuovi fallimenti e di avere misure pi rigide per i club in Serie A.

Questa l’intervista:

“La situazione è seria, ma non drammatica. Ecco perché ho voluto convocare questo Consiglio straordinario facendo intervenire anche il segretario della Comtec, Annessa, che ha esposto conti e numeri del nostro movimento. Sembra che si viva nelle nuvole. La situazione del Paese da alcuni anni non è seria ma serissima. Come si può pensare che lo sport di vertice, e non parlo solo di basket, possa restare immune dalla crisi economica? Certo, il basket vive un momento difficile. Ma se un presidente ha un’azienda, prima di tutto deve pensare ai suoi dipendenti e poi allo sport, mi sembra normale. Le cause che hanno portato molti club a trovarsi in difficoltà sono indipendenti dai nostri controlli. La federazione non può garantire che le società non falliscano o si ritirino. Non ci può essere alcuna garanzia, lo ha detto il presidente della Figc Gravina, lo ripeto io. Non possiamo illudere la gente”.

Si potrebbe fare almeno qualcosa per tamponare le criticità improvvise? “Si potrebbe istituire un fondo di garanzia. Tocca alla Lega, però, perché i soldi da investire sarebbero dei club». La fideiussione di 250mila euro (350mila per le neopromosse) non è bassa? «Aumentarla potrebbe non servire, sarebbe solo un fatto scenico davanti alla pubblica opinione. Se pensate a quante sono state escusse, parliamo di cifre irrisorie. Purtroppo, molte cose vanno al di fuori dei controlli degli ambienti federali. Tutti mi dicevano che avremmo dovuto escludere Cantù: chi denuncia venga a visionare qui in Fip i conti, erano in regola. Non possiamo controllare vicende giudiziarie che arrivano all’improvviso, accertamenti fiscali estero su estero e altro». Arriviamo al nocciolo della questione: dopo un’annata così tor tuosa dal prossimo anno si passa a 18? Converrà che è assurdo. «Chiarisco: siamo arrivati a 18 su richiesta anni fa della Lega Nazionale che non voleva restare con una sola promozione per 32 squadre. Ma ora sì, con diversi club che non se la passano bene 18 sono tante. Ho parlato in Consiglio Federale e ho trovato la condivisione di tutti: dobbiamo ritornare al format a 16». Da subito? «Sì, se ci fossero le condizioni anche da subito. E ci riserviamo di valutare eventuali richieste di “autoretrocessioni” preventive ai campionati, contestualmente alla facoltà di effettuare ripescaggi, laddove ci fossero società che si proponessero, tenendo sempre conto della loro funzionalità nell’interesse generale della stabilità e sostenibilità del movimento, sempre nell’ambito del regolamento federale». Quindi chi non riesce a iscriversi in A non verrà sostituito? «Dipende dalle situazioni che si verificheranno, salvaguardando sempre i diritti acquisiti sul campo». Potremmo avere anche un campionato a 15oa17? «Sì, non ci sarebbero controindicazioni». Il rapporto con la Lega negli anni passati è stato conflittuale: oggi come va? «Va bene, la Lega di Bianchi lavora seriamente, con loro stiamo sviluppando diversi progetti e tante norme in comune. Allo stesso tempo al loro interno ci sono proprietari che mostrano un alto tasso di testosterone attaccandoci in continuazione». Si sussurra che ci sarebbe uno studio dell’uscita della Lega dall’ordinamento sportivo… «Sorrido ed evito polemiche. Facciano quello che vogliono, forse non sanno che ci sono le leggi dello Stato che attribuiscono determinati poteri alla Fip. In ogni caso il punto fisso è che gli arbitri resteranno sempre con noi». A proposito di nuove norme con la Lega: quelle condivise sui parametri economici non le sembrano troppo rigide per i club? «Ci hanno chiesto norme rigide, è giusto così.Deve stare in A chi se lo può permettere. Si chiama sport professionistico perché sei sottoposto a certi vincoli e hai certi costi”.

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