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Da quel rigore al lavoro di fattorino. La storia del “nostro” Ronaldo

Il nome è un presagio, dicevano gli antichi. Per uno che di nome fa Ronaldo e di mestiere il calciatore, il destino sportivo dovrebbe essere aureo o quantomeno felice. Per Ronaldo Vanin, il “nostro” Ronaldo, tuttavia non è stato così. La carriera dell’esterno brasiliano ha vissuto una parabola stranissima, portandolo dal Torino – e dalla promozione con l’Avellino – ai campi di periferia, relegando il calcio ad un semplice hobby. Oggi infatti il suo lavoro è un altro: trasporto e consegna di farmaci a Pianezza.

Accantonare il sogno del calcio, oggi Vanin gioca con l’Alpignano (Promozione), non è stato semplice. Alla base di questa dolorosa scelta c’è un sentimento di delusione e rabbia, frutto di una brutta esperienza vissuta qualche anno fa. Dopo aver assistito, suo malgrado, ai fallimenti di Torino e Catanzaro, nel 2015 Vanin si trova invischiato nel crack del Parma. Ammaliato dalla possibilità di trasferirsi in gialloblù, nel 2013 il brasiliano accetta di lasciare il Lecce e di passare in prestito al Nova Gorica, club sloveno controllato dalla stessa proprietà del Parma. In Slovenia Vanin rimane per due anni, durante i quali non percepisce un euro. Poi arriva il fallimento dei ducali e il calcio assume per Vanin i contorni di un incubo.

Rimasto senza squadra, l’ex Avellino si propone un po’ ovunque, chiedendo di poter aggregarsi gratis in ritiro. Nessuno gli concede una chance, tranne il Sorrento, che all’epoca milita in Eccellenza. Il professionismo abbandona Vanin al suo destino, per cui il ragazzo decide di rimboccarsi le maniche e di cambiare vita. Basta calcio, basta ipocrisie. Spazio ad un nuovo lavoro da fattorino, addetto alla consegna dei farmaci nei negozi.

Con grande coraggio e dignità, Vanin ha saputo reinventarsi. Dimostrando ancora una volta quella caparbietà e quella generosità già manifestata nella sua esperienza ad Avellino. Corre la stagione 2004-2005, quella della finale playoff con il Napoli, e il brasiliano è un punto fermo della formazione biancoverde, tant’è che ancora oggi è amatissimo dai tifosi. Proprio nella finalissima con gli azzurri arriva il momento più importante della sua esperienza da lupo, quando si guadagna il rigore decisivo per il 2-1 finale. Quella vittoria, quell’atmosfera e quei festeggiamenti sono probabilmente il ricordo più bello della carriera di Vanin. Una carriera percorsa a mille all’ora sulla fascia, prima che le circostanze della vita lo portassero a cambiare campo.

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