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Dal “Puntero triste” a “Cerza”: i soprannomi dei bomber biancoverdi

Il linguaggio calcistico si nutre di espressioni, suoni ed iperboli che animano lo spettacolo che ruota intorno al pallone. Particolarmente redditizia, in termini di sentimento, è la tendenza di affibbiare ai calciatori soprannomi più o meno altisonanti. Talvolta nati per caso, altre in seguito ad elaborazioni lunghe e profonde. Il fenomeno dei soprannomi ha contagiato tutto il mondo calcistico, italiano e non, spesso sovrapponendosi o addirittura sostituendosi alla comune denominazione. Anche la storia dell’Avellino è piena di nomignoli ed epiteti, alcuni densi di significato, in particolare per quanto riguarda i bomber. E voi li ricordate tutti?

“Il Puntero triste” – Ramon Diaz

Conosciuto in patria come “El Pelado”, dopo l’inizio della sua avventura in Italia – con la maglia del Napoli – Diaz viene ribattezzato “Puntero triste”. Si tratta di un appellativo che nasce dal suo sguardo malinconico, dal suo carattere introverso che sembra uscito da una canzone di De André. Ad Avellino la malinconia e la tristezza lasciano il posto al sorriso, con 22 gol in 78 presenze, ma il soprannome non lo abbandona più.

“Il Cobra” – Sandro Tovalieri, ma non solo…

Tra i soprannomi più importanti nella storia del lupo c’è sicuramente quello di Tovalieri, ribattezzato “Cobra” per la sua vena realizzativa e per il piede velenoso. L’attaccante di Pomezia ha fatto intravedere questa sua dote sin dall’esperienza in biancoverde (20 presenze, 3 gol), rinverdendola poi altrove. Il soprannome di Cobra è diventato poi un must nella storia biancoverde, associato ad altri bomber fortunati come Romano (21 gol) e Zigoni (17) e ad un altro meno fortunato come Soncin (1).

“Mister Miliardo” – Orazio Sorbello

L’appellativo di “Mister Miliardo” viene dato a Sorbello nel 1983, quando proprio l’Avellino cerca di strapparlo al Campania offrendo una cifre monstre. L’affare sfuma, ma qualche anno più tardi l’attaccante arriva in biancoverde e sigla 18 gol in 68 apparizioni in campionato.

“Il Toro di Sora” – Pasquale Luiso

Il soprannome di “Toro di Sora” nasce all’inizio degli anni ’90, quando Luiso milita proprio nella formazione bianconera. Viene chiamato Toro per la sua irruenza fisica e la sua grande abilità nel gioco aereo. Nel ’95-96 il Toro arriva ad Avellino, dove segna la bellezza di 19 reti in 36 presenze, senza però evitare la retrocessione in C.

“Il Drago” – Gigi Molino

Il centravanti di Secondigliano viene ribattezzato “Drago”, come il simbolo che porta impresso sul braccio e mostra dopo ogni gol. Un gesto ripetuto 18 volte ad Avellino ed amato alla follia dai tifosi, che hanno adottato letteralmente Molino, considerandolo ancora oggi uno di loro.

“Il Pitone” – Raffaele Biancolino

Quello che forse è il soprannome più celebre nella storia del lupo nasce per caso, nel lontano 1999, quando Biancolino decide di comprare un pitone. Da quel momento il nome del rettile lo accompagna in ogni sua avventura, specialmente in biancoverde, dove trova addirittura 52 gol in campionato.

“Il Tagliagole” – Nando Sforzini

Sforzini ok

L’attaccante di Tivoli si guadagna questo soprannome per la sua esultanza, liberamente ispirata al gesto del wrestler Chris Benoit, durante la quale Sforzini mima appunto il taglio di gola. L’esultanza nasce ai tempi del Cluj, quindi nel 2010, in seguito alla prima delle due esperienze ad Avellino del centravanti. Una doppia esperienza condita da 18 centri in campionato.

“Il Faraone” – Gigi Castaldo

Dalle esuberanti telecronache di Giosuè Peluso nasce uno dei più famosi soprannomi affibbiati a Castaldo. Un nomignolo teso ad esaltarne la maestosità e la grandezza, a cui si affianca quello di “Castaldovic”, che sottolinea la somiglianza tecnica ed atletica con Ibrahimovic. Con la maglia numero 10 del lupo, Castaldo ha siglato 64 centri in campionato.

“The goal-scoring machine” – Marcello Trotta

L’attaccante casertano viene ribattezzato “Macchina da gol” ai tempi dell’esperienza inglese con la maglia del Fulham. Un epiteto che si dimostra azzeccato nella sua avventura in biancoverde, nella quale Trotta realizza 13 marcature in appena un anno solare.

“Cerza” – Benjamin Mokulu

Benjamin Mokulu

In seguito alla sua esplosione sotto la gestione Tesser, la punta congolese viene affettuosamente definita “Cerza” dai tifosi del lupo. Con questa espressione, nel gergo dialettale avellinese, si indica una persona possente e robusta. Come Mokulu, appunto. L’attaccante ora in forza al Ravenna ha legato il suo nome ai colori biancoverdi siglando 12 centri nel suo percorso in Irpinia.

 

 

 

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