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Avellino Calcio – Le lacrime dei coccodrilli: chi ha coperto questa società non merita di essere ricordato

Storie di lacrime e di abbandoni. Di dichiarazioni mezze false, se non tutte false. E di coperture. Chi ha difeso la società non merita di essere ricordato. E questo vale per il calciatore che indossava la maglia e chi invece era capitano sul campo. Da una parte D’Angelo e dall’altra Castaldo. Negli ultimi anni Avellino è stata in balia delle onde. Forte anche di un “non decisionismo” societarie che alimentava i malumori all’interno di spogliatoi distrutti. Dilaniate dalle polemiche e da processi sportivi che andavano e venivano come se fossero la normalità. Ora è il tempo degli addii e delle certezze. L’Avellino perde di sicuro due buonissimi giocatori. Ma, permettetecelo, non perde calciatori che devono essere ricordati. L’onta del calcio scommesse caduta addosso con il processo Pini/Millesi poteva e doveva essere evitata ad esempio. Specie se, nello spogliatoio, ci fosse stata più energia positiva e volontà di allontanare e stroncare sul nascere qualsiasi voce. Ed invece, tutto sembrava tranquillo. Quando a fine campionato scorso, il capitano si è preso i meriti della salvezza, lì si è capito tutto. E allora, buona vita a Castaldo e buona vita a D’Angelo. I due capitani avrebbero dovuto tutelare di più la piazza e meno la società. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non bastano i messaggi sui social per portare i tifosi dalla propria parte. No. Servono i fatti. E la storia dice che, nello spogliatoio, negli ultimi anni, se se son fatti pochi. Troppo pochi per essere ricordati.

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