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Avellino Calcio – Sette indagati, Taccone rischia

Nella mattinata di ieri, le fiamme gialle, dirette dal colonnello Gennaro Ottaiano, hanno eseguito una perquisizione nella sede amministrativa dell’U.S. Avellino a Monteforte Irpino. Durante l’operazione hanno acquisito il registro beni ammortizzabili relativi ai periodi di imposta dal 2015 al 2018.
Allo stesso tempo è stato analizzato tutto il materiale che la società ha fornito alla Covisoc durante questi anni.
Dopo una complessa procedura e le dovute esaminazioni, sono stati sette gli avvisi di garanzia a discapito di altrettanti indagati. Tutte le figure del caso avrebbero legami con fatturazioni e sponsorizzazioni dell’U.S. Avellino 1912.
Principale indagato è il presidente Walter Taccone. Il patron avrebbe indicato nella dichiarazione dell’Iva e dei redditi, dal 2015 al 2017, cifre derivanti da fatture inesistenti, come i 400mila euro (circa) complessivi delle imposte indetraibili relative al 2016 e al 2017.
Stessa situazione per quel che riguarda la dichiarazione dei redditi del periodo che va dal luglio del 2015 al giugno del 2016, con costi deducibili pari a 1 milione 406mila euro. Tutte cifre dichiarate da Taccone, ma di cui non risulta alcuna regolare fatturazione.
Il presidente è inoltre accusato di false comunicazioni sociali in concorso con altri dirigenti, poichè, come si legge nel registro di sequesto “Avrebbe esposto consapevolmente fatti materiali non rispondenti al vero e omesso aspetti rilevanti sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società“.

Nel mirino degli inquirenti, oltre Taccone, cu sono finiti profili legati a tre società di fornitura dell’Avellino:
La Mabevi che si occupa di software, con principale indagato Maurizio De Simone, direttore generale del Matera calcio, che secondo l’accusa “Avrebbe emesso, come amministratore  della Mabevi srl,
fra il 2015 e il 2016, fatture per operazioni inesistenti per consentire a terzi l’evasione delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto
“. De Simone deve rispondere alle medesime accuse, legate alla fatturazione dell’Irpiniatecnolife, società di vendita di apparecchiature tecnologiche, di cui era amministratore.
Per quel che concerne le presunte fatture sospette emesse dalla Mabevi, sono indagati anche Francesco Caruso e Antonio Taccone, amministratori unici della società in periodi differenti.
Nel mirino degli inquirenti sono finite anche delle fatture emesse dalla Lps sas, specializzata nel campo della comunicazione, di Alessandra D’Andrea. Indagata la stessa D’Andrea insieme ai suoi successori Massimiliano Sperduto e Alessio Andreottola.

La finanza ha acquisito registri IVA, contratti sponsorizzazioni e tutta la documentazione utile a ricostruire il triennio finanziario dal 2015 al 2017 delle società coinvolte. Sono stati sequestrati tutti i documenti fiscali in cui l’U.S. Avellino funge da controparte, oltre ai registri e gli estratti conto.
Inoltre, come detto, verranno analizzate tutte le dichiarazioni dell’U.S. Avellino alla Covisoc, per controllare la veridicità dei fondi ed essere sicuri che Taccone non abbia dichiarato il falso.
Tutto materiale necessario alle fiamme gialle per avere un quadro chiaro della situazione e andare avanti nell’indagine, che prevederà sicuramente altri controlli. L’Avellino, dalla sua, si è dichiarato pronto a fornire alla Procura tutto il supporto richiesto per chiarire la propria posizione, oltre a chiarire ai tifosi, con un comunicato, che l’indagine non ha nesso alcuno con la vicenda inerente all’iscrizione al campionato di serie B.

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