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Focus Gazzetta dello Sport – “Ieri c’era Dirceu, oggi a tutto gas: attenti ai (nuovi) lupi”

È in edicola oggi sulla Gazzetta dello Sport la quarta puntata della rubrica “Il pallone ai tempi della D”, dedicata all’Avellino. L’articolo – firmato dal giornalista irpino Giulio Di Feo – dal titolo “Attenti ai (nuovi) lupi” è un vero e proprio salto nel mondo biancoverde per ricordare i felici anni ’80, quelli della Serie A, e per discutere delle prospettive del nuovo progetto targato De Cesare.

Tutto parte da un’immagine scolpita nel cuore di tutti i tifosi biancoverdi, quella del destro di De Ponti in acrobazia nel giorno del debutto in A – del 1 ottobre 1978 – contro il Milan. Un’immagine che tappezza la città e che Di Feo definisce “un manto di nobiltà che è come il vestito di matrimonio, lo ritrovi nell’armadio e ti chiedi se ti stia ancora bene nonostante tu sia cambiato e la tua vita pure”. Il viaggio dell’inviato prosegue poi per il corso – “acchittato a salotto ma con le cicatrici del terremoto” – e per i bar, dove “tutti sono pronti a offrirti un caffè e dieci soluzioni”. Soluzioni che riguardano per la maggior parte il calcio: “La passione non si è mai affossata, così come le aspettative. Vinci 2-1 e la gente si scervella sul gol preso ma lo fa senza voce causa esultanza, perdi e sono processi, si snocciolano i desideri di mercato pescando tra gli scarti di A. […] e la rincorsa dei lupi procede tra sogni e fantasmi”. Dai tifosi e dalla gente il focus della Rosea si sposta sul progetto della nuova società, “romantico ma concreto come chi l’ha messo in piedi”.

De Cesare, il nuovo presidente dei lupi, viene descritto come “un uomo pragmatico, di poche parole”. Una descrizione che si ritrova anche nelle parole del sindaco Ciampi – “Mi ha detto: ‘In un momento di difficoltà sento l’obbligo di dare qualcosa a questa città che a me ha dato tanto” – e in quelle dell’assessore allo sport, Donatella Buglione (“Vuole creare una polisportiva ed è uno che quando dice una cosa la fa”). Dal sogno polisportiva si passa poi alla filosofia aziendale messa in pratica da Nicola Alberani, che ha scelto per il nuovo Avellino “gente che possa crescere e far crescere”. Gente come Musa, “enfant prodige nelle minors romane”, e Graziani, “toscano roccioso ed ambizioso”. Le prospettive della nuova società devono però fare inevitabilmente i conti con il passato. Ad Avellino il ricordo dell’età dell’oro è ancora vivo negli occhi e nei racconti della gente, nei quali ogni volta “la punizione di Dirceu alla Fiorentina indietreggia di 3 metri”. Ma il passato glorioso può rappresentare un ostacolo per la rinascita? Non è di questo avviso Ciampi, che sogna il ritorno in Serie A e per cui “se non hai memoria non puoi avere futuro, bisogna ripartire da quel patrimonio”. Senza però lasciare che diventi un assillo, come sostengono Alberani e Graziani. L’allenatore dei lupi sa che la storia non può passare inosservata e definisce la pressione dell’ambiente “amore”. In chiusura, il discorso si trasferisce sulla squadra: “La dinamo è il veterano Matute, Nando Sforzini in avanti ci mette la voglia di un ragazzino, a sinistra va forte Fabiano Parisi, classe 2000, irpino doc”. Queste le basi della rinascita biancoverde. Una rinascita fondata su un progetto solido, ma che la gente spera possa trovare compimento nel più breve tempo possibile. Perché è vero che secondo Vucinic, tecnico della Scandone, “le aspettative sono limitazioni”, ma ad Avellino c’è tanta voglia di risorgere dopo “una B salvata in campo e saltata a scartoffie”.

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