NEWS

Pedrazzi: “Giusto il nuovo corso intrapreso dalla Sidigas Avellino”

Dalla rinnovata fiducia a coach Frank Vitucci all’intelligente colpo siglato con Adrian Banks passando per l’arrivo di Bizzozi fino al probabile addio di Jaka Lakovic. Il nuovo schema di mercato adottato dalla Sidigas Avellino trova consensi anche oltre Regione. Ne è convinto Werther Pedrazzi, prima firma della pallacanestro sulle colonne de “Il Corriere della Sera” che traccia un bilancio della stagione conclusa da pochi giorni con uno sguardo al futuro: dalle possibili sorprese ai nuovi scenari che si andranno a delineare con l’insediamento di Fernando Marino, nuovo Presidente della Legabasket.

Partiamo dalla finale scudetto. L’EA7 ha finalmente rotto l’incantesimo dopo diciotto anni. E’ terminato il ciclo senese per aprirsi quello di Milano?

“Diciamo molto tranquillamente che la novità di queste ultime finali scudetto non è stata la vittoria di Milano, quanto meno pronosticabile, bensì la resistenza della Montepaschi Siena. Si è trattato di un vero e proprio capolavoro, di una storia molto bella, una storia molto esemplare nel mondo dello sport professionistico. Parliamo di Siena, una squadra praticamente rimasta sola, alla deriva e col vuoto attorno. Una società alle spalle virtualmente già fallita. È stato un fenomeno assolutamente eccezionale e la ritengo la vera novità così come l’egregio lavoro svolto da Marco Crespi che ha esternato tutte le proprie potenzialità, finora non del tutto espresse, e confermando come nel momento di maggiore difficoltà, sono le qualità dell’animo umano a fare la difficoltà. Riguardo Milano bisogna dire che, da parte sua, c’è stata la pressione del favore dei pronostici che ritengo non facile da gestire nel corso di un’intera stagione. Tutti danno il tutto per tutto contro di te e non è mai facile. La stagione dell’Emporio è stata un po’ tormentata salvo poi prender il volo con l’arrivo di Hackett, un bel regalo di Natale aggiungerei (ci scherza su ndr), infilando ben ventuno vittorie di fila. I momenti difficili non sono mancati: tra infortuni, assenze, e presumibili gelosie interne si è inceppato qualcosa e ci sono stati due passaggi a vuoto. Mi riferisco alla Coppa Italia, battuta da Sassari. Un episodio che ci ha fatto venire in mente la solita Milano che viene meno sul più bello. La ritengo, invece, una caduta necessaria utile per rompere l’incantesimo”.

E’ stato anche lo scudetto che ha definitivamente consacrato la neoscelta Nba Alessandro Gentile, un ragazzo del Sud nelle vesti di capitano della squadra che ha vinto questo titolo?

“Assolutamente così. Alessandro ha compiuto lo stesso percorso intrapreso dal padre Nando ben diciotto anni fa. Uno strano caso del destino. Entrambi, insieme a Stefano (Gentile ndr) rappresentano bene quell’impronta casertana e quel rapporto con le proprie origini, un aspetto da non dimenticare mai perché lo stesso Nandokan ha mantenuto con sé nelle sue esperienze italiane e in Grecia col Panathinaikos”.

Qual è la formazione che quest’anno l’ha maggiormente impressionata?

“Siamo tutti obbligati a dire Reggio Emilia perché è una piazza che veniva dal sommerso seppur con tradizioni ben radicate nel corso degli anni nonostante le altalene tra la serie A e la vecchia Legadue. Adesso con una proprietà solida e con investimenti ben mirati, a cominciare dal playmaker della Nazionale Andrea Cinciarini, ha regalato alla pallacanestro italiana l’unico trofeo con la conquista dell’Eurochallenge. Ha dimostrato, inoltre, di avere una proiezione verso il futuro andando a richiamare negli Stati Uniti direttamente dall’high school Amedeo Della Valle”.

Chi,invece, l’ha delusa?

“Devo dire la verità, e in maniera affettuosa, ma dalla Sidigas Avellino mi aspettavo molto di più. Essendo arrivato un allenatore come Vitucci, di cui ho una stima totale, e con gli investimenti fatti dai lupi irpini, mi sarei attesa una stagione completamente diversa e non così anonima ma con ben altri risultati. Ricordo sempre con sommo piacere i due unici grandi successi del basket al sud di Roma: lo scudetto di Caserta e la Coppa Italia vinta dalla Scandone. Mi aspetto una prossima stagione con Avellino collocata in posizioni maggiormente consone al proprio blasone e alla grande passione che anima da sempre la tifoseria biancoverde”.

Lo schema intrapreso da Vitucci è riproporre il modello risultato vincente a Varese due stagioni fa, cercando di coinvolgere i protagonisti di quella fortunata esperienza. È la strada giusta?

“Dal mio punto di vista sì, perché ripercorrere in maniera intelligente un percorso vincente, supportato dai dovuti aggiustamenti, è una soluzione che ritengo giusta e che alla lunga potrà pagare. Ritengo importante che una società dia al proprio allenatore la possibilità di formare un gruppo secondo le proprie caratteristiche. È un aspetto questo che molto spesso porta ad arrabbiarmi con tanti miei amici allenatori. Sono convinto che la Sidigas abbia intrapreso la giusta strada perché c’era un vecchio detto sin dai tempi di Sandro Gamba, ma che oggi vale molto poco per l’ansia di far risultato subito, che diceva che un ciclo di un allenatore deve durare tre anni: il primo per conoscere l’ambiente; il secondo per seminare e il terzo per raccogliere. La società irpina sta facendo le cose giuste”.

Un nodo da sciogliere per la dirigenza riguarda Jaka Lakovic. Qualora restasse un altro anno, potrebbe risultare ancora un giocatore determinante?

“Dipende. Ci sono due fronti: se Avellino punta alla salvezza, Jaka va benissimo come giocatore in quelle tre-quattro partite decisive. In caso di ambizioni superiori non va bene. E non mi riferisco all’età anagrafica ma alla storia anagrafica. È in una fase calante della sua carriera e ritengo che renderlo il perno di un progetto non sia la scelta adatta per risalire la china e puntare ad una stagione importante”.

Il basket mercato sta finora coronando l’Umana Reyer Venezia . Quali scenari futuri prevede? Chi potrebbe essere la vera rivelazione?

“Sarà un mercato di grande esodo con molti giocatori di spessore che prenderanno in considerazione la possibilità di andare all’estero. A partire da Aradori che ha rifiutato Sassari ma così tanti giocatori della nostra Nazionale che cercano di far esperienza in un campionato straniero.Dalle voci che circolano, l’unica che potrebbe e che, forse, dovrebbe aspirare a far meglio è la Virtus Bologna chiamata a dar nuovamente lustro al proprio blasone una volta messe da parte le questioni societarie. Avere uno specialista di mercato qual è Bruno Arrigoni è sinonimo di garanzia. Da Bologna potrebbero arrivare interessanti novità”.

Il 1 luglio si è insediato il nuovo Presidente della Legabasket Marino. È iniziata una nuova era per la pallacanestro italiana? Quali sono le prime questioni da dover affrontare?

“Intanto la prima cosa da fare è un in bocca al lupo. È una persona giovane e che assume un incarico in un momento difficile per la pallacanestro italiana. Francamente è inutile parlar ancora di programmi ma contano le cose fatte. A mio modestissimo parere c’è un nodo da sciogliere su cui c’è stata tanta ipocrisia ovvero Lega e Fip devono andare d’accordo. La soluzione migliore è sedersi periodicamente intorno ad un tavolo e discutere, magari anche litigare purché, alla conclusione, si giunga ad una decisione. I problemi sono sempre gli stessi: uniformità degli impianti e rapporti con la Rai. Il basket deve essere visibili in chiaro. Se non sono d’accordo, si adotti un’altra scelta. E poi un’altra cosa dico: è mai possibile cambiare il nome al campionato tutti gli anni. Perché non avere una serie A, serie B o serie C come nel calcio. È un punto che la Lega dovrà assolutamente essere inserito fra quelli all’ordine del giorno. Partiamo, quindi, dall’affrontare e risolvere i problemi più semplici, garantendo alla pallacanestro una maggiore visibilità e appetibilità”.

Fonte: ” Il Quotidiano del Sud” del 03-07-2014

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio