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Sidigas è ora di rialzarsi. Lakovic – Richardson chi li ha visti?

Cavaliero in azione contro Venezia (foto scandonebasket.it)
Cavaliero in azione contro Venezia (foto scandonebasket.it)

La sconfitta contro l’Umana Reyer Venezia, la quarta in trasferta in questa stagione, segna un punto di non ritorno per la Sidigas Avellino. L’obiettivo Final Eight può ritenersi virtualmente sfumato: due sfide in casa (Brindisi e Montegranaro), tre in trasferte (Bologna, Milano e Reggio Emilia). Una tabella di marcia che non sorride alla troupe bianoverde, tenendo contro del trend lontano dalle mura amiche. Il mancato raggiungimento delle F8  rappresenterebbe  il primo vero passo falso per la dirigenza irpina che ad agosto non aveva fatto mistero di voler partecipare alla kermesse milanese in programma dal 7 al 9 febbraio 2104. Un traguardo, questo, più che alla portata del team irpino, alla luce degli sforzi compiuti nella costruzione del roster durante il mercato estivo. Una rosa che domenica pomeriggio non ha ancora convinto ed ha mostrato i soliti problemi che contraddistinguono la Sidigas di queste prime giornate. Da dove iniziare? Da molti è stata criticata la scelta di Frank Vitucci di continuare a difendere a zona  nella frazione finale, mettendo  gli avversari in condizione di pungere dall’arco dei 6,75 metri in due isolate circostanze, malgrado  percentuali non stratosferiche accumulate. Il trainer veneto ancora una volta ha dimostrato quest’anno di gestire male i finali di gara: la scelta  nel quarto periodo di togliere dal parquet Will Thomas, sin lì l’unico pericolo offensivo per la retroguardia orogranata, è apparsa decisamente opinabile. Nell’ultimo match casalingo contro la Montepaschi Siena la ritardata decisione di schierare Lakovic si è rivelata fatale. Bisogna invertire la rotta. E lo stesso dovrà fare il regista sloveno della Scandone, lontano parente del campione ammirato nell’ultimo campionato nel quale  è risultato essere un fattore determinante per le sorti della sua squadra. I suoi numeri da tre punti quest’anno (23,6 % complessivo e un 2/16 nelle ultime due partite) ne stanno condizionando le prestazioni e lo scadente apporto nella metà campo difensiva si sta oltremodo rivelando un punto a sfavore della stessa Sidigas. I tifosi e lo staff tecnico si aspettano una rinascita dell’ex Panathinaikos, l’uomo che potrebbe dare la giusta scossa ad un gruppo che viene meno nei minuti conclusivi degli incontri. Un handicap pagato a caro prezzo in classifica con l’undicesimo posto in compagnia di Cimberio Varese e Pasta Reggia Caserta, due ottime squadre ma non assemblate con l’identico budget di Avellino. Chi, invece, non ha convinto nella sfida del PalaTiercio è stato Kaloyane Ivanov. I due punti, con 1/7 al tiro ed otto rimbalzi, non sono stati di certo il miglior contributo per l’ala bulgara nei suoi dodici mesi in Irpinia che, tra le altre cose, è reduce da una settimana all’insegna di problemi fisici. I suoi zero tentativi di tiri dalla lunetta confermano le difficoltà in una serata resa poco agevole  dal confronto contro due brutti clienti quale Andre Smith e Tony Easley. Dietro la lavagna ci ritorna Jeremy Richardson: il cestista di passaporto georgiano ha collezionato il suo primo zero alla casella dei punti realizzati (non era mai accaduto finora) negli otto minuti di impiego, altro minimo stagionale per l’ala della Sidigas che, nove giorni fa contro i Campioni d’Italia, aveva calcato il parquet per ben 32’. L’incostanza di Richardson sarà un altro dei nodi da sciogliere per Vitucci. Le note buone in casa Avellino arrivano da Will Thomas e dal trio DeanCavalieroHayes. La guardia italiana sembra insieme all’ex Pistons una delle poche certezze dopo dieci turni. Al suo rientro Taquan Dean non ha fatto mancare il suo apporto in attacco (13 punti) ed è stato uno dei pochi a salvarsi insieme a Thomas. Il centro ex Liegi ha messo a segno buoni numeri in attacco col 6/7 da due punti, 1/1 da tre punti (seconda tripla in due gare). L’unico neo sono stati i rimbalzi: i due palloni catturati non fanno seguito alle otto carambole conquistate contro Siena. Al di là dei numeri e cifre dei singoli, in palestra occorrerà lavorare sulla chimica di squadra e sull’aspetto mentale allo scoccare delle fasi decisive del match. Parlare di crisi dopo dieci giornate non griderebbe allo scandalo. Ma urge risalire la china. Dopo il naufragio di Venezia.

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