
Chiedere alla squadra un altro miracolo è roba da matti. Chiedere a Rastelli di tenere il gruppo unito e di vincere le gare dalla panchina non si può più. Chiedere ad Enzo De Vito di allestire una squadra senza risorse è da pazzi. La serie B è un inferno: lo sappiamo ed è inutile tornarci. E’ un campionato lungo, massacrante, dove per settimane giochi tre partite senza sosta, senza fiato. Il patron Walter Taccone da solo non ce la fa più. E non solo da un punto di vista imprenditoriale (la B costa di gestione almeno 8 milioni di euro), ma anche da un punto di vista di presenza fisica al fianco della squadra. Ha chiesto al figlio Massimiliano di ritirare le dimissioni e seguire il gruppo. Massimiliano che è persona scaltra ed intelligente si è preso qualche giorno di riflessione. Tornerà di sicuro in sella, forse nelle prossime ore, al fianco di De Vito. Ho la sensazione che De Vito anche quest’anno, fino ad ora, non ha sbagliato nulla. Ha preso calciatori di alto spessore morale oltre che tecnico. Acquisti costruiti in aprile e maggio, quando ormai solo la matematica non dava l’Avellino in B. Investimenti finalizzati ad una programmazione triennale (Togni, Schiavon, Pisacane, Bittante, Zappacosta, Izzo). Gente che dovrà tenere unito lo spogliatoio con esperienza al minimo scricchiolio. Ma adesso serve l’ultima corsa verso il traguardo. Lo scatto decisivo per far star tranquilla la piazza, far star tranquillo Rastelli, dare serenità allo spogliatoio. Dare, in pratica a tutti, la consapevolezza che l’Avellino è squadra organizzata per non soffrire e non concedere alibi. Per farlo servono innesti di qualità, anche di quantità. I suoi canali De Vito li ha attivati, ma servono gli investimenti. Bergamelli dato quasi in ritiro non è arrivato, altri obiettivi sono stati acquistati da altre di B (Vitale e Cocco) o hanno rinnovato con le loro squadre (Sansovini). Taccone dia un segnale alla piazza adesso: da troppo tempo in silenzio. Da troppo tempo distante dalla squadra. E’ pur vero che fino ad ora la campagna abbonamenti non è decollata. Poche 1500 tessere prenotate, troppo poche. Eppure l’entusiasmo registrato dopo la promozione avrebbe dovuto scatenare il sold-out. Ed invece la provincia e la città hanno reagito con freddezza. Sintomo evidente che qualcosa non va con il campionato alle porte e un calendario quasi in discesa (5 partite su 8 in casa). La proprietà aspetta: circolano ancora nomi importanti come Calaiò e Mascara, ad esempio. Ma sono nomi da fantamercato, ingaggi non alla portata dei lupi. Molti calciatori a cui non sono stati assegnati nemmeno i numeri di maglia come De Angelis e Catania rimangono per ora su libro paga. Ed hanno ingaggi alti: ingaggi che altre squadre, specie di Lega Pro, non possono permettersi. Stipendi che comunque dovranno essere pagati, comprese eventuali buonuscite in caso di cessione. Quasi tre settimane all’inizio del campionato, una rosa da completare ed imprenditori che dopo aver fatto a capelli per rilevare le quote di Iacovacci sono scomparsi. Taccone onorerà gli impegni fino alla fine, ma serve ossigeno adesso. Ossigeno per completare la rosa e giocarsela quasi alla pari con gli altri. Aspettare gli eventi è d’obbligo. Buttare tutto alle ortiche è un peccato. La piazza attende. Con fiducia e pazienza. C’è ancora tempo per dare a Rastelli quello che merita: una squadra che possa sudare e lottare sul campo per una salvezza tranquilla.