SERIE B

Editoriale: “Avellino, non hai nulla da rimproverarti”

Perdere così fa male. Il treno è passato. E l’Avellino non si è fatto trovare pronto a salire in corsa. Per una volta, una sola, la squadra di Rastelli si è dovuta arrendere ad un avversario dal cuore grande. Saranno pure falliti ma vedere 15mila paganti allo stadio è stato un colpo al cuore anche per Walter Taccone che con il figlio Massimiliano ha seguito la squadra in Puglia. Quindicimila paganti l’Avellino non li ha mai fatti: non avrebbe potuto farli per i noti limiti di capienza ma le attenuanti sono generiche. Con una squadra con un piede e mezzo nei play-off e con un secondo posto distante sole tre lunghezze, anche la società meriterebbe maggiore considerazione da parte dei tifosi. Venerdì sera sarà l’esame verità. Arriva un lanciatissimo Siena. Ha vinto ancora e arriverà al Partenio per il sorpasso in classifica. Si rischia di divagare troppo. Meglio parlare della sfida di Bari. Non è tutto da buttare se non un secondo tempo giocato alla camomilla ma con le occasioni che comunque ci sono state. Il problema è sempre lì. Giochi bene fino all’ultimo tiro. Poi si fa cilecca e si soffre. Ma il debito con gli arbitri resta ancora aperto. Perché quel colpo di testa dopo 13 minuti di Andrey grida ancora vendetta. Traversa palla dentro, palla fuori, il bulgaro che alza le mani, Guarna che la mette in angolo e l’arbitro non fischia. Da un esordiente non puoi aspettarti assunzioni di responsabilità su un episodio dubbio. Nemmeno le immagini televisive sono riuscite a togliere il velo dal dubbio. Ma non è solo quella l’occasione: ne ha divorate tante l’Avellino con Ciano, Castaldo, Arini che di piattone dal dischetto non ha trovato l’angolo giusto per poter far esplodere la torcida biancoverde. Difesa attenta, centrocampo ben impostato, un Galabinov che tranne quell’occasione ha giocato a nascondino. Appare stanco il bulgaro e rastelli lo tira fuori nella ripresa. Non prima di aver sfiorato il gol del vantaggio in almeno altre due occasioni. Il Bari sembra accontentarsi, l’Avellino pure. E poi accade quello che i duemila e passa indomiti tifosi avellinesi non si auguravano. Minuto 36: punizione di Ciano, Decarli appena entrato sporca solo il pallone lo schiaccia a due passi da Guarna che guarda e ringrazia. Ripartenza, forse un fallo su Biancolino non fischiato. Angolo. E Joao Silva che è un attaccante e non un difensore come Decarli, non la schiaccia. La incorna su gentile concessione di Alessandro Fabbro nell’unica sbavatura della giornata. Esplode il San Nicola, fanno festa i 15mila baresi. Che cantano “Resterete in serie B”, quasi a voler confermare che questo ko può essere decisivo per la corsa verso la serie A. Non hanno ragione, stavolta. Perché l’Avellino è vivo e anche se nel finale è ormai cotto e sulle gambe, torna da Bari con zero punti, una prestazione sufficiente. Inutile nascondersi, inutile dire fandonie. Se l’Avellino la chiudeva nel primo tempo sul 3-0 nessuno avrebbe gridato allo scandalo. Rastelli sa che deve convivere con l’anemia da gol. Ma non è proprio nulla da buttare. Ha vinto il Bari, ancora un gol nel finale. Questa è l’ennesima lezione. Serve più cattiveria sotto porta. La corsa verso la serie A continua. Ora sotto col Siena.

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