SERIE B

Il pallone sta scoppiando: Curva Sud un esempio nel panorama nazionale

Guardate la foto in evidenza: 10 settembre 2013, dieci anni dopo la Tragedia di Sergio Ercolan0, la Curva Sud risponde così. Il mondo ultras, esiste ancora. Sono passati anni, sono cambiate le leggi, sono cambiati i colori. Sbiaditi i ricordi del vecchio mondo calcistico. Quello tutto gradinate e radio. Ora è calcio moderno, c’è la pay-tv, c’è il campionato spezzatino. Si gioca di venerdì, sabato, domenica poi, lunedì, martedì. Una volta si chiudevano le fiere per far giocare le partite di pallone. Ora le fiere, pure quelle di quartiere rimangono, e le partite si spostano (vedi Cittadella ultimo esempio). E poi le leggi. Una volta i tamburi erano il richiamo della guerra: ora non entrano manco più nel campo. Gli striscioni devono essere autorizzati, le aste delle bandiere entrano e sono fuorilegge, manco gli ombrelli, per non parlare dei fumogeni. Tra poco arriveranno direttive sui cori. Bisognerà stilare la scaletta e consegnarla alle forze dell’ordine. Come in un palinsesto televisivo. Poi i cori da discriminatori a territoriali. Se sbagli ti chiudono la curva. Il caso Milan fa fatto legge. Hanno solidarizzato tutti: dall’Inter al Napoli, al Verona al Brescia, dalla Lazio alla Roma.

C’è una cosa che non mi quadra però. Le grandi piazze e quando dico grandi piazze sono le prime ad essersi piegate alla tessera. Aderendo al sistema e lasciando a lottare solo le piccole. Avellino regge, lo zoccolo duro della Sud non si tessera. Non cede, non va in trasferta, soffre e si sbatte. Onora i diffidati, combatte la sua piccola battaglia nell’oceano dell’indifferenza più totale.

Si rincorrono gli appelli, di scioperare o di chiudere le Curve per protesta. Mentre l’Uefa è intervenuta e la Figc ha promesso di rivedere la norma. Ultras della Curva Sud di Avellino non mollate. La Curva deve essere piena. Andate avanti per la vostra strada e perseguite le vostre battaglie. Quale sciopero, quale autolesionismo? Le lezioni partano dalle grandi piazze. E’ un pò come la mutualità: le grandi si spartono la torta, le piccole le briciole.

Noi dobbiamo stare al fianco di una squadra che è stata costruita bene ma non abbonda in quantità. Siamo corti in ogni reparto e tra poco arrivano, al Partenio, gli scontri salvezza. Facciamo sentire la nostra voce. Come sempre. Voi, l’arma in più di una squadra che deve salvarsi. Teniamoci il pallone stretto stretto. Quello ci è rimasto. Attorno solo disoccupazione e disperazione.

Per una volta, almeno una, il calcio fa sorridere di nuovo. Prima, solo dolori. Adesso che la storia è cambiata, le grandi tifoserie che chiedono solidarietà continuino a perseguire i loro obiettivi. Dove si son fatti Pasqua si facessero anche Natale. Buon campionato a tutti.

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