
Da capopopolo a capro espiatorio nel giro di un anno. Ecco in estrema sintesi la strana parabola di Walter Novellino, passato in pochi mesi dagli applausi per una salvezza conquistata al fotofinish nonostante innumerevoli difficoltà ai fischi che ne hanno accompagnato l’uscita di scena. Un triste epilogo per un allenatore che all’età di 64 anni si era rimesso in gioco con l’entusiasmo di un ragazzo per provare ad essere profeta in patria. Una patria rinnegata in passato, ma poi subito entratagli nelle vene una volta sedutosi sullo scranno biancoverde. Il derby natalizio vinto con la Salernitana, la partita perfetta col Verona, la pazza notte vissuta il 18 maggio contro il Latina. Con grinta e fermezza, il tecnico originario di Montemarano era riuscito a scalare la montagna e a portare i lupi ad un risultato tanto importante quanto difficile da raggiungere al momento del suo arrivo tra grana penalizzazione e valore tecnico della rosa sicuramente discutibile. Una vera e propria impresa, che aveva trasformato Novellino nel condottiero fiero e combattivo in cui nessuno faceva fatica ad identificarsi. Col senno di poi, una volta raggiunta la salvezza probabilmente sarebbe stato saggio andare via e uscire di scena da vincitore. Un’ipotesi certamente presa in considerazione da Novellino, ma messa da parte dinanzi alla sua voglia matta di essere ancora protagonista e di poter magari ottenere l’ennesima promozione in carriera. Addirittura nella sua terra. In estate tutti, nessuno escluso, erano felici per il rinnovo biennale del mister. Sognando che si potesse davvero costruire qualcosa di importante. Come lo stesso entusiasmante avvio di stagione faceva presagire. Prima che la luce (infortunio di Morosini, sconfitta nel derby) si spegnesse e cominciassero i guai. Dal mese di ottobre in poi l’idillio è venuto meno lasciando spazio a rabbia e rancore. Crisi di risultati, crisi di gioco, crisi di nervi. Nessuna traccia del Novellino visto nei mesi precedenti. Poca grinta, tanti alibi. L’epilogo scritto nella gara di ieri con il Bari era piuttosto prevedibile da qualche mese. Resta il rimpianto per una storia d’amore fatta di orgoglio e passione, ma conclusasi con un retrogusto amaro. L’Avellino e Novellino si separano. Il loro resterà sempre un amore a metà.