15 anni fa l’addio a Marco Pantani: anche l’Irpinia nella leggenda del Pirata

Da 15 anni a questa parte ogni maledetto 14 febbraio una ferita si riapre e squarcia l’anima e il cuore di tutti gli italiani. Tanto è passato da quando Marco Pantani è andato via in fuga per l’ultima volta, lasciando dietro di sé il dolore dei suoi ultimi anni di vita e un mistero che ancora oggi è fitto di ombre, di dubbi, di silenzi assordanti. Il ciclismo – per sua natura – è uno sport di fatica e sudore, di salite e discese, capace di rendere gli uomini eroi. E questa era la sorte di Marco – baciato da un talento smisurato e al tempo stesso da una fragilità profondamente umana – che è stato, è e resterà uno degli atleti più amati di sempre. Non per le vittorie o per la bacheca, ma per come vinceva. Non per la schiacciante superiorità sugli avversari, ma per le emozioni che riusciva a trasmettere. Non per il suo tragico destino, ma per il suo modo così semplice eppure così straordinario di essere Campione.