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Scandone, retrocedere vorrebbe dire uccidere definitivamente il basket avellinese

Continuano ad accumularsi le sconfitte mentre le dirette avversarie vincono

Con la contemporanea vittoria di Monopoli nel girone D2, i pugliesi staccano la Scandone che, se terminasse così la prima fase, è ora ultima da sola nel girone a 16 squadre. L’ultimo posto vuol dire retrocessione diretta, un incubo che sembrava definitivamente scampato dopo le tre vittorie consecutive di inizio campionato. Ormai persino coach De Gennaro si è sbilanciato, se si continua così si retrocede.

Nonostante i tanti errori commessi dall’allenatore e dalla squadra, si continua a non capire cosa sia effettivamente cambiato. Il declino di questa squadra è stato tanto netto quanto inspiegabile. Il roster è quasi lo stesso del girone d’andata, salvo le partenze di Galipò e Ragusa. Per l’ennesima volta però si è assistito ad una squadra disorganizzata tatticamente e estremamente inconsistente anche sul lato tecnico. Tantissimi gli errori in terzo tempo o sotto canestro, sintomo di una squadra completamente estraniata dal campo. Continua a peggiorare il problema dei rimbalzi, ormai vero e proprio tallone d’Achille di Avellino, su cui ogni squadra è pronta a farsi valere. I problemi sono tanti e abbracciano tutta la sfera della squadra, dai giocatori all’allenatore. È necessario però mettere in chiaro una cosa: non ci si può permettere un ulteriore fallimento del basket avellinese, sempre più vicino alla morte. La retrocessione annienterebbe definitivamente il processo che aveva portato Avellino a diventare una solida realtà, sia a livello professionistico che non, del basket meridionale e nazionale. Questo non può succedere.

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