Non vuol sentire parlare di rivincite personali ma chiudere in crescendo questo scorcio di stagione. Nella sfortunata trasferta di Brindisi è finalmente brillata la stella di Je’Kel Foster. Tante le critiche ricevute per le sue prove incolori in questi due mesi e mezzo di permanenza in Irpinia. Impeccabile, a detta di chi ha avuto modo di vedere, l’impegno dello statunitense negli allenamenti. Protagonista, con qualche piccola scaramuccia con uno dei tre arbitri, nell’amichevole della scorsa settimana contro Caserta. Determinato a sorprendere ancora una volta tutti nei restanti 120’ della stagione regolare.
Dopo una lunga attesa sabato ti sei finalmente sbloccato. Si è visto sul parquet di Brindisi il vero Foster?
«Ci sono state partite in cui ho giocato di più e per fortuna sabato sono riuscito a prendere il meglio dalle situazioni in cui sono stato di più in campo e ho avuto maggiori possibilità di mettermi in mostra».
Possiamo definirla una piccola rivincita verso chi ti ha criticato fino a questo momento?
«Gioco per me stesso non per le persone che mi criticano. Altrimenti non avrei mai iniziato a giocare a basket. Non interessa quello che dice la gente».
Cosa è passato nella tua mente in questi primi mesi ad Avellino, segnati da così tante difficoltà?
«Fa semplicemente fa parte del gioco. Quando si arriva in una nuova squadra c’è difficoltà di inserimento. È chiaro che non è facile entrare nei meccanismi. Mi rendo conto che si tratta di una semplice questione di tempistica e che le cose possono migliorare. Mi dispiace che questo momento sia arrivato troppo tardi ma fa parte del gioco della pallacanestro».
Contro l’Enel si è pagato a caro prezzo que due falli tecnici?
«Credo abbiano avuto il loro peso sul risultato finale. Abbiamo avuto, però, la possibilità di vincere la partita e i tiri decisivi per portare a casa la vittoria. Dispiace per le chiamate arbitrali perché Lakovic e Goldwire non hanno detto nulla di così eclatante da esser puniti con quel fischio. Tuttavia gli arbitri tengono conto della fase della partita, dell’atteggiamento del corpo».
Restano tre partite alla conclusione del campionato. Il ko di sabato scorso ha sancito definitivamente l’addio ai playoff della Sidigas?
«Per me dobbiamo giocare le nostre partite, cercare di vincerne quante più possibili e, soltanto alla fine, vedere il punto della classifica che abbiamo raggiunto. Non dipende solo da noi. Siamo chiamati a dare il massimo e vedere poi come andrà a finire».
Se la società te lo chiedesse, rimarresti anche la prossima stagione?
«Non lo so, non ci penso ancora. Sono concentrato a fare bene e a ripetermi nelle prossime partite. Adesso credo sia più importante che la squadra si giochi tutte le chance per entrare nei playoff. Quando calerà il sipario sul campionato, ne riparlerò con la società per discutere sul mio futuro».
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