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Sidigas Avellino, la triste fine di un ciclo senza vittorie

E’ terminata nel peggiore dei modi l’avventura della Sidigas Avellino nei playoff scudetto 2017-2018; la sconfitta contro la Dolomiti Energia Trento, difatti, è di quelle sonore e senza appello: 84-68 il risultato finale, giunto al termine di una partita che ha visto i padroni di casa vincere tutti e quattro i quarti, a testimonianza dunque di un predominio netto in tutti gli aspetti del gioco. La formazione di coach Buscaglia ha giocato con un ritmo ed un’intensità troppo alta per essere retta dagli avversari biancoverdi, apparsi fisicamente provati e psicologicamente abbattuti; ad una Trento coesa e determinata ha fatto da contraltare una Avellino che si aggrappava soprattutto alle giocate individuali per restare in qualche modo in partita. Ma nel basket, si sa, è il gioco di squadra che fa la differenza, e dunque non potevano che essere i trentini a prevalere, nella partita di ieri come nell’intera serie, che hanno vinto per 3-1.

Trento ha giocato sicuramente una delle sue migliori partite stagionali; ad esempio, ieri è stata la terza volta dall’inizio del campionato che l’Aquila ha portato ben due giocatori in doppia-doppia: si tratta di Shields e Hogue, che hanno realizzato 17 punti ciascuno e catturato rispettivamente 11 e 12 rimbalzi. A quota 17 punti è arrivato anche Diego Flaccadori, che ha giocato una partita sontuosa soprattutto nel tiro da tre punti: 5 bombe realizzate su 8 tentate in 27 minuti, una prestazione convincente per l’esterno ventiduenne, che ormai non è più una promessa, ma una realtà del basket italiano. Di Flaccadori sorprende la sua crescita esponenziale nei playoff: è infatti passato dagli 8.8 punti di media nella stagione regolare agli 11.3 nei playoff (15.0 non considerando Gara2 dove non ha segnato), a testimonianza di una maturità ormai raggiunta anche sotto il profilo mentale.

Nel naufragio della Sidigas, invece, non si è salvato quasi nessuno: Filloy è stato l’ultimo ad arrendersi, segnando 13 punti in 33 minuti, con canestri di pregevole fattura, ed anche Auda(10 punti) ha provato a reagire allo strapotere trentino. Ma il problema dell’ultima Sidigas della stagione vista ieri è stato collettivo, e non individuale: Trento aveva decisamente un altro passo, un’altra velocità, un’altra energia su entrambi i lati del campo; ciò si è tradotto in più rimbalzi (38 a 30) e recuperi (10 a 6) che in molti casi sono serviti a spezzare sul nascere le velleità irpine di rimonta, come quando Gutierrez ha rubato palla ad un evanescente Rich, andando a realizzare in terzo tempo subendo anche fallo ed andando così in lunetta per un libero aggiuntivo; si era sul 60 a 49 al minuto 28 probabilmente dopo quel gioco da tre punti  gli avellinesi hanno capito che per loro non c’era più scampo e l’eliminazione sarebbe stata inevitabile.

Con ogni probabilità, ieri è stata anche l’ultima partita ufficiale di Pino Sacripanti alla guida di Avellino; il coach canturino ha il contratto che scade il 30 giugno e la sensazione è che, dopo tre anni, sia giunto al capolinea del suo ciclo sulla panchina biancoverde. E la cosa non stupisce affatto, soprattutto se si analizzano i risultati, che sono stati via via sempre meno soddisfacenti; se il primo anno, infatti, la Sidigas raggiunse la finalissima della Coppa Italia, perdendola con onore contro la fortissima Milano, nei successivi due anni non è andata oltre i primo turno, uscendo addirittura da prima in classifica quest’anno contro Cremona. Lo stesso regresso si è registrato in campionato:dopo l’eliminazione per 4-3 nella semifinale contro Reggio Emilia nel 2015-2016, si è passati ad un’altra eliminazione in semifinale nella stagione successiva, ma con una serie finita 4-2 per Venezia, fino ad arrivare a questa disfatta ancor prima delle semifinali, ossia nei quarti. Leggermente differente, ma non troppo, il discorso sulle coppe europee, che la Sidigas ha iniziato a disputare a partire dalla stagione 2016-2017: dopo aver raggiunto gli ottavi di finale di Champions League l’anno scorso, quest’anno i biancoverdi si sono fermati al girone di qualificazione, retrocedendo in FIBA Europe Cup; la finale raggiunta e persa contro Venezia non può certamente sovvertire il trend negativo, dato che alla fine quello che conta è la vittoria di un trofeo, che per l’appunto non è arrivata e dunque si può ragionevolmente affermare, parafrasando un allenatore di calcio, che la Sacripanti ha chiuso la sua esperienza in Irpinia  con “zeru tituli” in bacheca.

 

 

sacripanti

Una costante delle tre squadre viste all’opera in questi tre anni è stato il calo avvenuto durante la stagione: con Sacripanti è accaduto sempre che si sia avuto un picco della forma e dei risultati molto prima dei momenti cruciali della stagione: del primo anno, si ricorderanno le 11 vittorie consecutive tra gennaio e febbraio, nel secondo la partenza lanciata in Coppa, e nel terzo il girone d’andata chiuso in testa alla classifica, ma in tutti e tre i casi Avellino è arrivata ai playoff con qualcosa in meno degli altri, sia dal punto di vista fisico che mentale e tecnico. Ciò sarà dipeso anche dalla tenuta atletica dei giocatori, ma anche alla prevedibilità della pallacanestro di Sacripanti, che ha consentito agli avversari di trovare le giuste contromisure per battere la Sidigas; in altre parole, le squadre di Sacripanti non sono state capaci di trovare nuove soluzioni e nuove risorse quando la posta in gioco si è alzata, e ciò è sicuramente una delle maggiori responsabilità del coach ex-Caserta. Quest’anno, inoltre, la Sidigas ha denotato grosse difficoltà nella gestione delle partite: non è stato un caso che ben 11 volte i biancoverdi siano andati ai supplementari, al quale si aggiungono le due partite pareggiate in FIBA (e dunque senza overtime); partite che spesso erano in controllo, ma che poi a causa di cali di concentrazione sono andate a finire oltre il quarantesimo, dove a volte sono state perse; è il caso delle due partite (rivelatesi decisive alla fine dei conti) al Paladelmauro contro Brescia in campionato e Nanterre in Champions League.

A parziale discolpa dell’allenatore si possono addurre motivi societari: quest’anno, ad esempio, la dirigenza ha tardato e non poco ad intervenire sul mercato, (giungendo praticamente alla fine della stagione regolare) nonostante l’emergenza lunghi sia in atto da diversi mesi. Gli innesti di Auda e Renfroe sono stati senza dubbio tardivi,così come per l’anno scorso l’innesto di Logan forse non corrispondeva alle richieste del coach( e questo bisognerebbe chiederlo al direttore Alberani) ; ma questi sono sicuramente peccati veniali, considerando anche che la proprietà Sidigas non ha mai disatteso il pagamento degli stipendi dei propri tesserati e soprattutto non ha mai messo in discussione l’operato di Sacripanti. Per questo motivo, è evidente che le maggori colpe della “caporetto” di ieri siano da imputare al tecnico canturino.

La Sidigas ha insomma bisogno di un rinnovamento generale: oltre all’allenatore, andranno via molti dei giocatori. Leunen e Fesenko sembrano destinati a lasciare l’Irpinia, così come quasi tutti gli altri cestisti in scadenza di contratto, in particolare gli stranieri. Scrubb e Wells hanno diverse richieste economicamente più vantaggiose, mentre Rich aveva aperto la possibilità di un rinnovo, ma molto dipenderà dalla scelta del nuovo allenatore. Al momento sono solo due i giocatori che hanno un contratto per l’anno prossimo, e sono Filloy e Lawal; entrambi, comunque, potrebbero essere ceduti nonostante gli impegni presi (per Filloy si è parlato già di un contatto con l’Olimpia Milano, mentre per il nigeriano resta l’incognita del suo pieno recupero fisico). Fitipaldo ha un’opzione per l’anno prossimo, che difficilmente verrà esercitata, ma anche qui l’ultima parola spetterà al nuovo allenatore. Infine, le nuove regole sui tesseramenti per la prossima stagione, che prevederanno il sesto italiano nel roster, farebbero risalire le quotazioni di un rinnovo per Zerini e D’Ercole; in questo caso non si sanno ancora quali potranno essere gli sviluppi futuri, e ciò dipenderà anche dal lavoro che il Gm Alberani sta già facendo per allestire la Sidigas del prossimo anno.

Un repulisti generale, comunque, è quello che chiede anche la piazza, legittimamente delusa da un triennio che, per qualità dei roster e per occasioni avute, poteva regalare ben altri risultati (la vittoria di un trofeo) rispetto a quelli che sono arrivati. Il pubblico avellinese, grazie anche agli sforzi della proprietà targata De Cesare, è stato abituato a lottare per i traguardi che contano, vedendo però sempre vincere gli avversari: è dunque auspicabile un nuovo corso tecnico che dia quella mentalità vincente che a Pino Sacripanti ed alle squadre da lui allenate è sempre mancata.

 

 

 

 

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